31/12/10

ROULETTE TRIDIMENSIONALE


Secondo la teoria delle Stringhe, il nostro universo dovrebbe essere costituito da 11 dimensioni. Le prime 3, lo sappiamo, sono lunghezza, altezza, larghezza. La quarta è il tempo. Le altre 7 dovrebbero essere avvolgimenti della materia su se stessa e cioè delle piegature della materia nel tempo.

E’ una teoria e, anche se deve essere dimostrata nella sua complessità, una parte di essa è certa: le prime 3 dimensioni sono acquisite e perfettamente percepibili da noi tutti. Nessuno può mettere in dubbio le entità lunghezza, altezza, larghezza. Per quanto riguarda il tempo, lasciamo stare perché, trattandosi di una quantità di moto, non capisco come possa avere esistenza autonoma e, in definitiva, intrinseca. Se qualcosa esiste, deve essere materiale e cioè mediata da una particella, altrimenti non può esistere (esserci in natura).

Anche la roulette è a tre dimensioni ma, oltre ad esserlo nella realtà strutturale, lo è anche nella realtà degli effetti che essa produce.

E’ un concetto che i matematici conoscono benissimo e che io, non matematico, cercherò di spiegare a modo mio alle molte persone che, a quanto leggo in giro, non ne sono a conoscenza e che pensano il gioco sia una questione di fortuna o sfortuna; o che pensano che le loro aspettative si debbano realizzare senza che vi sia la necessità di una particolare ragione.

Più che la roulette, a essere tridimensionale è il risultato dell’insieme dei numeri casuali che essa produce e vediamo il perché.

1°) EFFETTO UNIDIMENSIONALE:
A) Se prendiamo un foglio di carta e ci imprimiamo un punto con la penna, abbiamo creato una cosa “unidimensionale”. Ciò che sta dentro quel punto non può andare da nessuna parte. Deve stare fermo in quel punto perché non ci sono altre vie possibili.
B) Se entriamo in un Casinò, giochiamo un colpo alla roulette e poi ce ne andiamo senza mai più tornarci, abbiamo ottenuto un effetto "unidimensionale". Che il risultato sia stato vincente o perdente non importa; non abbiamo la possibilità di percorrere altre strade.

2°) EFFETTO BIDIMENSIONALE:
A) Se prendiamo un foglio di carta e ci muoviamo con la penna lungo la sua superficie, abbiamo creato una cosa “bidimensionale”. Abbiamo ottenuto lunghezza e larghezza. Possiamo disegnare ciò che vogliamo: quadrati, triangoli, linee ecc., ma sempre dentro quella superficie piatta.
B) Se entriamo in un Casinò e facciamo una sola partita alla roulette e, vinto o perso, non ci torniamo più, abbiamo ottenuto un effetto “bidimensionale” e quindi avremo avuto la possibilità di costruire un gioco dove ogni numero determina un suo esito per una sola volta. Il risultato del nostro operare è dato solo da quella serie di numeri che è uscita durante quel gioco. L’obiettivo è stato o no raggiunto da quell’unica serie di numeri casuali e di risultati che sono serviti alla costruzione e determinazione del nostro comportamento.

3°) EFFETTO TRIDIMENSIONALE:
A) Se ci accorgiamo che quel foglio di carta in realtà è un lato di una scatola e che possiamo muoverci al suo interno in tutte le direzioni, abbiamo creato uno spazio “tridimensionale”. Possiamo dare una profondità ai nostri disegni e costruire quindi cubi, parallelepipedi, piramidi, ecc. Abbiamo ottenuto lunghezza, larghezza e altezza.
B) Se al Casinò ci andiamo spesso e ogni volta facciamo una partita diversa, entriamo nel campo “tridimensionale” degli effetti di una “permanenza casuale personale” e i risultati di ogni nostra azione dipenderanno anche dalla posizione di tutte le altre azioni fatte in precedenza. Ogni volta che inizieremo un gioco, faremo una prima puntata, seguita da una seconda e poi da una terza e così via. Alla fine della giornata del “faticoso lavoro”, per ogni partita, avremo compiuto molti primi colpi, molti secondi colpi, molti terzi colpi ecc. e la somma di ognuno di essi avrà avuto un suo particolare esito, per la sua posizione nell’ordine delle puntate. Così è lo stesso per tutte le altre giornate di lavoro. Tutti i primi colpi si sommano tra loro come i secondi colpi, come i terzi e quindi ognuno di essi ha una sua storia che può essere interpretata indipendentemente dalla storia degli altri colpi.

Siamo entrati nella “terza dimensione della roulette” e cioè un reticolo dove tutto è collegato e ciò influisce, non solo nella singola giornata di gioco, ma anche nella somma dei primi colpi di ogni giornata, dei secondi, dei terzi ecc.

A cosa porta la consapevolezza di ciò? A niente. E’ soltanto una masturbazione mentale che però ci fa capire qualcosa di più dell’intricato mondo delle casualità.

Se abbiamo un gioco che in uno, o due, o tre cicli chiusi ci dà una vincita costante, a che serve questa consapevolezza? I risultati parziali di ogni colpo avrebbero un senso se giocassimo a masse pari dove non vi è distinzione tra un primo e un decimo colpo. L’utilizzo di una montante non può soggiacere alla “terza dimensione”; sempre che il gioco garantisca la “vincita costante” e la giornata chiuda con un incasso. In questo caso i risultati di tutti i primi, secondi, terzi, quarti ecc. colpi, anche se esistenti nell’evanescente mondo del casuale, e da noi non percepiti, non ci potrebbero causare alcun nocumento.

Un nocumento, invece, me lo sta creando il nuovo gioco sui cavalli. Dopo decine di risultati ottimi, arriva sempre la partita maledetta la cui permanenza s’incastra negativamente con lo schema. Nulla di catastrofico se non per il fatto che si impongono puntate che arrivano a 10-12 pezzi e questo non rientra nei miei traguardi. Sto tentando l’ennesima variante e, prima o poi, riuscirò a pubblicare questo gioco che dà anche molte soddisfazioni.

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Nino.zantiflore@tiscali.it

18/12/10

PERIODO DI STUDIO

Sono impantanato nello studio del sistema che dovrebbe migliorare l'ultimo sulle terzine. Quello del terzo sovrapposto in due cicli da 1,5.
Se non ne vado in fondo non procedo con gli altri che sono in attesa di essere scritti.
Oggi, finalmente, mi si è accesa una lampadina che mi permetterà di evitare quella partita che mi faceva arrivare ai 200 pezzi e più di esposizione. Sono dovuto ricorrere a una metodologia pubblicata nel libro L'EVOLUZIONE FINALE e quindi adotterò il "COMPLESSIVO" al nuovo gioco.
Questo tipo di attacco è stato un approccio che già in partenza non mi piaceva, ma che dovevo comunque portare a termine perchè non mi piace lasciare una strada aperta, senza un risultato definitivo.
Ora ricomincio la stesura di questa nuova variante, sperando di non trovare anche qui la solita voragine che si presenta invariabilmente in qualsiasi gioco "statico".
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16/12/10

EQUALIZZATORE


Leggendo qua e là nei vari Forum, trovo molto spesso proposte di sistemi a “copertura” del tableau. Giocare a “copertura” vuol dire coprire un’area che può comprendere una combinazione di due o più Chances Multiple o Semplici, e giocarla in continuazione intervenendo con una progressione appositamente scelta per contrastare i periodi in cui tale area non esce. L’area può cambiare, ma la quantità della copertura rimane la stessa.

Un altro tipo di attacco consiste nel giocare determinati numeri che cambiano secondo l’ultimo uscito, arrivando a coprirne 27 o, per chi non ha voglia di puntarne così tanti, solo 12. Qui non mi fermo a commentare perché il gioco si commenta da solo.

Di solito l’area coperta va dalla metà ai due terzi del tappeto e, in queste condizioni, di solito, le vincite non tardano a scadere. Se poi arrivano le serie di perdite, gli scoperti sono per forza spalmati in più partite, contando sul fatto che, data la “copertura”, tra un incasso e l’altro, non debbano esserci molti colpi persi. Del resto si capisce benissimo che il recupero non può avvenire con una riduzione logica perché non basterebbero i soldi della Banca D’Italia.

In pratica, l’azione del giocatore, più che sulla scelta dell’attacco, si concentra sulla manovra finanziaria e cerca di trarre un vantaggio dall’aumento della montante che dovrebbe sopportare l’inevitabile raggiungimento dell’equilibrio statistico di tutti i settori del tappeto.

Altri studiano più costruttivamente la quantità media in cui una Chance Multipla si presenta in un ciclo di 12, 24 o 36 colpi. Il fatto è che ogni quantità raggiunge un risultato medio che possiamo definire “stabile” in un numero di cicli che siano formati da 36 colpi di roulette.
Al primo ciclo (12 colpi) la Legge del terzo è fortemente instabile; al secondo (24 colpi) è probabilmente stabile; al terzo (36 colpi) è tendenzialmente stabile.
Questo ci porta a visualizzare le varie quantità delle Chances Multiple come se fossero gli elementi di un equalizzatore. Avete presente le colonnine delle varie bande sonore di un equalizzatore? Si alzano e si abbassano per arrivare poi alla combinazione perfetta che ottiene il suono perfetto. La stessa cosa avviene per le quantità delle Chances (terzine, cavalli, pieni) lungo il percorso per raggiungere la maturazione dei 36 colpi, che stabiliscono il limite minimo per una corretta realizzazione della Legge del terzo, sia che si parli di sestine, terzine, cavalli o pieni. La configurazione finale tende al risultato statistico ma la strada per arrivarci può contenere anomalie che non osservano un regolare andamento con l’avanzamento della permanenza.

Bernoulli ci dice che aumentando la quantità delle boules, tutte le Chances tendono all’equilibrio, mentre la Legge del terzo di dice che nel singolo ciclo tutte le Chances tendono ad apparire per i due terzi. Entrambe sono tendenze che nei brevi periodi possono non rispettare quanto previsto. Nel lungo periodo, invece, tendono ad avvicinarsi alla media teorica.

Se prendiamo un numero di boules che tende all’infinito, tutte le combinazioni di Chances risulteranno presenti in egual numero. Se prendiamo un numero di cicli che tende all’infinito, tutte le Chances in essi contenute rispecchieranno percentualmente i due terzi sia che si tratti di pieni sia che si tratti di Chances Multiple.

A questo punto, vista la discrepanza fra il pensiero di alcuni ricercatori e la realtà oggettiva, vorrei esporre la mia opinione sui punti essenziali necessari per costruire un qualsiasi sistema che utilizzi la Legge del terzo.

1°) Esame della configurazione standard in un ciclo di 36 colpi, sia si tratti di pieni, o qualsiasi altra Chances multipla. In questo caso i cicli naturali delle multiple subiranno una “moltiplicazione di eventi” che aumenta il loro numero fino a 36 colpi di roulette.
2°) Individuazione di un disegno che in un ciclo completo di pieni (36 colpi) si formi sempre, anche se giochiamo sestine, terzine o cavalli. In pratica l’attacco deve essere “giustificato” da un comportamento tendenziale, che se poi non si realizza sarà dipeso da uno scarto anomalo ed eccezionale.
3°) Valutazione se la strada da percorrere per arrivare alla maturazione del disegno individuato sia percorribile con i mezzi disponibili.
4°) Utilizzo di una montante che nei periodi intermedi sia in grado di sopportare gli scostamenti, dalla tendenza statistica, della Legge del terzo (variazioni delle bande dell’equalizzatore).

Per finire voglio pubblicare la testimonianza di una persona che come me ha capito quali sono i migliori approcci per un attacco costruttivo alla roulette.

Egr. sig. Zantiflore,
da molto tempo seguo il suo lavoro, riguardo alle metodologie applicate alla roulette, con grande stima e ammirazione (ho acquistato la sua ultima opera della quale ho molto apprezzato la zona calda sulle sestine, a patto si disponga di un buon capitale e di molta pazienza).

I doppi nei settori sulle terzine, sistema micidiale anche se molto difficile da applicare realisticamente, senza commettere errori; meglio quindi giocarlo seguendo la permanenza personale.

Dal suo sito ho trovato sperimentando con grande successo 2 metodologie veramente straordinarie delle quali posso confermare hanno raggiunto il guadagno costante e sono: la 3 diversa con cambio di passo sulle terzine: un vero portento; scoperti molto contenuti, mai violenti e chiusure delle partite certe.

Mutualità del terzo al 50% obbligato sulle chance semplici; sistema formidabile praticamente infallibile con il quale sto vincendo da 15 giorni consecutivi dai 15 a 20 pezzi a seduta, senza rischiare le coronarie. Oltre il 95% delle partite si concludono entro i 4 colpi e le restanti, le quali raggiungono i ballottaggi della D'Alembert, rientrano in positivo in pochi colpi. Max puntata 16 un’unica volta. D'altronde la matematica non è un’opinione: la ruota per portarci a giocare in terza linea ha poche possibilità contro le migliaia a nostro favore. Rispetto al gioco composto questo sistema ha delle potenzialità nettamente superiori.

Con il composto difatti ho vinto a lungo, ma con i ballottaggi stentavo molte volte a rientrare e 2 volte ho superato i 100 pezzi effettivi di scoperto a causa del tallone d’Achille di questa metodologia: la figura RRN o NNR ripetuta per 4 o 5 volte. In tal evenienza il sistema non ha difesa; poi comunque si rientra ma solo dopo interminabili colpi alla D'Alembert e aver raggiunto passivi importanti.
Ora le chiedo, ritornando al 50% obbligato, di esprimere un suo parere sul mio modo di procedere al trattamento dello "0". Siccome ho poche possibilità di giocare alla roulette francese, quasi sempre applico il sistema all'americana la quale con lo 0 si inghiotte la puntata per cui io mi comporto così: dopo la comparsa della casella verde io non punto (così si evita l'eventualità nefasta del doppio 0) e aspetto il tiro successivo. Nel caso di una ripetizione di puntata perdente, sia fosse vincente o perdente, continuo il gioco fino a una vincita sui doppioni, o un’altra ripetizione di puntata perdente, a patto mi riporti in attivo. Nel caso di un doppione sulle figure, se risultasse perso, continuo normalmente al livello superiore della montante. Nel caso risultasse vincente registro il passivo, risalgo di 5 colpi ed inizio una nuova partita. Questo è quello che faccio io, spero che vada bene.

Volevo chiedere un’ultima cosa riguardo alla montante di recupero: non ha mai pensato o sperimentato di adottare la contro D'Alembert per contenere lo scoperto?
Chiedo scusa per il dilugamento e nel ringraziarla le porgo i miei più distinti saluti.

Per il momento sto finendo la stesura di un sistema sui cavalli che completa un discorso iniziato con le terzine. Non è sempre vincente; come sempre, fra tante partite vincenti ai primi colpi, se ne trova qualcuna che richiede un impegno che arriva fino ai 200 pezzi (comunque di molto inferiore ai 1600 dei Gamblingbrothers). Sto cercando di migliorarlo, ma sarà un’ardua impresa, proprio perché il ciclo che ci garantisce il risultato è lungo 36 colpi.

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Nino.zantiflore@tiscali.it

11/12/10

PIEDI PER TERRA

Per tutta la vita mi sono arrovellato nella ricerca di un sistema che riuscisse a vincere utilizzando un capitale che non superasse i 100 pezzi. Se trovavo un gioco in cui l’esposizione superava tale limite, semplicemente lo abbandonavo; naturalmente dopo aver cercato di migliorarne i risultati. Se ciò non era possibile, passavo ad altro.

Oggi (in questi ultimi tempi) m’imbatto nei fratelli Gambling che, a quanto sembra, stanno (o stavano) vincendo a man bassa con una cassa di 2000 pezzi e possibili scoperti che sono arrivati fino a 1600 nelle prove e a 850 nel gioco reale.

A quanto ho capito, giocano con una copertura del tavolo che va dal 55 al 75% e quindi, trattandosi di terzine, dovrebbero coprirne da 7 a 9. Ciò significa che un colpo perso con 7 terzine deve essere recuperato con 1,40 circa colpi vincenti. E un colpo perso con 9 terzine deve essere recuperato con 3 colpi vincenti.

A tutto ciò applicano una montante in perdita e “mai una progressione”. Poiché non capisco la differenza tra progressione e montante in perdita, desumo che gli aumenti siano fatti per partita e, come hanno affermato, che abbiano un limite di puntata oltre la quale si spalma l’esposizione in più partite di recupero.

Considerando la maggioranza dei numeri coperti rispetto a quelli non coperti, possiamo capire che gli incassi non risentono, in genere, di eccessivi ritardi e, infatti, dicono che lo scarto massimo della combinazione è stato, nelle prove, di 11 colpi. In pratica, per il recupero delle esposizioni, fanno affidamento sulla quantità degli incassi rispetto alle perdite, in ragione della maggioranza dei numeri coperti rispetto a quelli non coperti.

La montante si ispira al principio della Garcia che, se non sbaglio, recupera l’esposizione negli ultimi 3 di un filotto di 7 colpi.

Il criterio con cui scelgono il gruppo di terzine da attaccare non lo sappiamo, ma presumo assomigli molto a uno studio fatto da Igor Mancuso, il quale ha calcolato la quantità media delle varie uscite delle terzine durante i 12-24-36 colpi di roulette.

A questo punto, esposta la premessa, io mi chiedo: Quante persone sono disposte a entrare in un Casinò con 2000 pezzi di capitale e a subire 850 (se non 1600) pezzi di esposizione, da recuperare magari in una settimana di gioco?

Quante persone, conclusa una giornata con 500 pezzi di perdita, ritornano il giorno dopo per continuare il gioco che ha prodotto quell’esposizione?

Quante persone, conclusa la seconda giornata con un’ulteriore perdita, ritornano il terzo giorno per continuare lo stesso gioco?

Sinceramente io non sarei capace e, forse sbagliando, cercherei un nuovo gioco che non mi mettesse nelle condizioni di dover poi recuperare l’esposizione in più giorni. Ma forse questo è il difetto di chi, avendo più giochi nella testa, non si ferma cocciutamente su un solo sistema, anche se quel sistema è risultato vincente sia nelle prove, sia nel gioco pratico. In sostanza è la quantità dell’impegno economico e l’attesa dei recuperi che distingue un giocatore dall’altro. C’è chi è disposto a rischiare molto (anche se con certezze giustificate) e c’è chi, emotivamente, non può sostenere lo stress che ne deriva. O non ha un tale capitale da mettere a repentaglio.

Per finire, il gioco dei fratelli Gambling non è per tutti, anche se tutti conoscessero esattamente il gioco. Mettiamo i piedi per terra e se vogliamo volare, facciamolo solo con la fantasia.

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nino.zantiflore@tiscali.it

27/11/10

A CHE SERVE LA STORIA?


La parte iniziale dell’introduzione al mio primo libro “LA FINE DELL’AZZARDO” iniziava così:

La vastissima letteratura già esistente in materia di “azzardo e vincita costante alla roulette” ha creato in me qualche perplessità sulla validità di ciò che ho appreso in dieci anni di ricerche (sia personali sia di equipe) sull’argomento.
Il mio dubbio, al momento di rendere partecipi altre persone dei risultati conseguiti mediante la pubblicazione del presente libro, era quello di chi, avendo qualcosa da dire, si preoccupa se ciò non sia già stato detto, o se ciò sia cosa di tale poco conto da non meritare di essere presa in considerazione.
Con una certa curiosità, quindi, ho speso parte del mio tempo libero a ricercare e leggere libri e riviste specializzate, nell’intento di verificare il punto di arrivo di altri ricercatori e studiosi in questo campo così vasto e difficile
.”

Seguivano poi i nomi d’illustri studiosi come Chateau, Boll, Pascal, Bernoulli, Marigny, Della Moglie, di cui avevo letto libri e articoli nelle varie riviste specializzate.

Il punto è che, prima di dire la mia, mi sono informato su quanto già fatto da altri; in primo luogo per non imboccare strade già percorse e già fallite ancor prima che io le pensassi e in secondo luogo per evitare di dire banalità e far perdere tempo a chi mi avrebbe letto.

Questo, secondo me, dovrebbe essere il giusto comportamento di un qualsiasi “ricercatore” sui metodi per battere la roulette. Vediamo cosa hanno trovato gli altri prima di noi e poi, eventualmente, esponiamo la nostra idea.

In realtà, invece, leggo a destra e a sinistra una saga di banalità che vanno da metodi di gioco forse applicati da Re Luigi XVI, a invenzioni di “geni della roulette” per i quali questa scienza non dovrebbe avere un background che dura da quasi 300 anni.

Il fatto è che questi “pensatori” riempiono migliaia di pagine in internet creando un mare magnum dove è difficile trovare qualcosa di serio. Espongono le loro idee su come affrontare la roulette, non preoccupandosi di conoscere le leggi naturali del caso, le leggi sulla distribuzione delle figure, il principio di Bernoulli, o la più banale Legge del terzo. Da ciò che scrivono, si deduce che non hanno letto neanche il più piccolo o lontano trattato sulla roulette, o sulle leggi naturali del caso.

A questi signori io dico: perché non perdete un po’ di tempo a leggere i precedenti? Evitereste a voi stessi di dire banalità e a noi di perdere tempo nell’evitarle. Per fortuna, però, fra i tanti, c’è qualcuno che parla con cognizione di causa (e non “condizione di causa”) e che capisce i miei sistemi farraginosi (e non “ferriginosi”).

Oggi ho pubblicato un gioco sulle terzine. Non rientra nelle mie logiche per un attacco ottimale, però l’ho scritto come soluzione a un sistema menzionato in un forum e facente riferimento a un gioco fatto da certi fratelli Gambling. E’ una mia soluzione su come affrontare un gioco che preveda partenze puntando immediatamente più terzine, secondo una configurazione precedente, come dichiarato dai suddetti fratelli. Da quanto riferito, in quel sistema, si inizia puntando d’acchito dalle 7 alle 9 terzine.

In pratica sono stato spinto a scrivere questo gioco per tentar di indovinare ciò che questi famosi fratelli Gambling potevano aver escogitato per il loro sistema. Non so se ci sono riuscito, ma, diversamente, penso di essermi avvicinato, perché l’osservazione di ciò che è avvenuto in un ciclo precedente non da molte soluzioni diverse: o si gioca sul successivo calore o sul successivo allargamento. Almeno, per ora, questo è il mio modo di vedere possibili sviluppi alla roulette. Io ho cercato una via di mezzo.
CAPITOLO: Terzine.
TITOLO: Il terzo sovrapposto su due cicli da 1'5.

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Nino.zantiflore@tiscali.it

19/11/10

50% OBBLIGATO


Solitamente, nei miei sistemi utilizzo lo sviluppo di una permanenza per formare delle configurazioni il cui completamento dovrebbe darci la vincita.

Se questo completamento non si realizza, perché la Legge del terzo non produce i suoi effetti, viene a mancare la condizione necessaria affinché il gioco funzioni e, quindi, restiamo sempre alla mercé di un’imprevedibilità dovuta agli esiti di una tendenza che, essendo tale, non è certa. Se la Legge del terzo funziona, vinciamo; se non funziona, perdiamo, o soffriamo finché non si ristabilisce la tendenza.

La realtà è che nella messa in pratica di un determinato sistema, il nostro gioco si svolge sempre allo stesso modo; sempre per lo stesso tipo di configurazione; sempre contro una sequenza di numeri che, prima o poi, finirà con l'apparire. E' quindi logico aspettarsi che, alla fine, una tale sequenza si presenterà perché non si può essere sempre fortunati e non si può sempre schivare l'evento contrario.

Di solito si tratta di un evento contrario continuo, dove la sequenza dei numeri si incastra perfettamente alla nostra figura giocata, numero dopo numero, per 8-9-10 colpi consecutivi; ma che può anche presentarsi con qualche vincita, intervallata da 3-4-5 perdite. E' chiaro che un simile andamento smonta qualsiasi capitale. In un modo o nell'altro, quindi, la roulette la fa da padrona, magari lasciandoci vincere per giorni consecutivi, ma poi reclamando i suoi diritti con la maturazione di quella figura che ci farà perdere, o soffrire per il recupero dell’esposizione. Questo è ciò contro cui dobbiamo combattere.

Con il sistema pubblicato il 31/10 non ho mai perso, ma ho dovuto subire negative che sono arrivate ai 20 pezzi sulla D’Alembert e ho dovuto impiegare molte partite per il recupero di quell’esposizione. Anche se alla fine sono comunque arrivato all’utile, la cosa non mi piaceva per niente. Ho quindi cominciato a pensare come interrompere quelle sequenze negative e sono arrivato a questa conclusione.

Quando nel nostro gioco inseriamo le figure allo scopo di stabilire il loro doppiaggio, iniziamo con l’inserimento della prima figura per ogni Chance. La seconda figura di ogni Chance è giocata se il primo termine corrisponde con il primo della figura da doppiare. Se è diverso, è inserita la nuova figura, ma su di essa non sarà stato fatto nessun tentativo di doppiaggio. Lo schema si evolve, ma la posizione occupata non ci da la possibilità di chiudere la partita con il doppione. Non ci fa giocare. Ciò succede soltanto in seconda riga, ma questi tre tentativi, che possono mancare, sono proprio quelli che, nella maggioranza delle partite, ci permetterebbero di chiudere il gioco ai primi colpi.

La variante (spero sia l’ultima) che oggi propongo, fa sì che ogni figura inserita nello schema ci dia la possibilità di ottenere il doppione e, quindi, che non ci siano maturazioni di schema senza l’alternativa di vincere o perdere. La somma degli esiti darà il responso.

Spero che questa sia l’ultima variante su questo sistema perché, a dir il vero, mi sono stancato delle Chances Semplici. Forse ci ritornerò più avanti con altri tipi di attacco. Da domani ritornerò sulle terzine.
CAPITOLO: Chances Semplici
TITOLO: Legge del terzo su 3 Chances in Mutualità. 50% obbligato.

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Nino.zantiflore@tiscali.it

12/11/10

QUESTIONI DI RANGE


Con il post del 31/10 ho pubblicato il sistema con il quale ho realizzato, finora, la vincita costante sulle Chances Semplici. Preciso “finora” perché non posso sapere cosa mi riserverà il futuro. In fin dei conti ogni colpo è al 50% con il banco (zero escluso) e nulla impedisce che questi 50% si ripetano per 7-8-9 colpi consecutivi.

Nulla lo impedisce, ma ci sono certi argomenti che giustificano il modo di attacco di questo sistema. La Legge del terzo ci da una tendenza che ha tre occasioni di manifestarsi. Il gioco e la maturazione delle figure passa da una Chance all’altra allo scopo di evitare figure contrarie predeterminate. La montante mista “Martingala-D’Alembert” ci da una capacità di resistenza agli eventi contrari. L’accorgimento della ripetizione di puntata perdente ci da un tentativo estraneo alla maturazione del disegno ricercato e ci può aiutare nei casi devianti. La moderazione sull’utile ci evita di incanalarci in situazioni già sfruttate prima e deficitarie dopo. Tutto il sistema è un insieme di accorgimenti che hanno il fine di evitare l’incontro di una negativa continua e perdurante per 8-9 colpi. Io non so se così la cosa sia totalmente evitabile, ma, per quanto sperimentato finora, lo è.

Il precedente sistema è stato pensato per un gioco da farsi all'interno di un Casinò, dove i tempi di esecuzione e il range di puntata sono adatti a elaborazioni e manovre finanziarie adeguate ai tempi di reazione e di sostenibilità economica cui il giocatore sistemista si può facilmente adattare.
In altre parole, in un tavolo da gioco reale abbiamo sia il tempo di ragionare sulle puntate da fare, sia una disponibilità di colpi entro i quali possiamo graduare la mise prima di raggiungere i massimi del tavolo.

Tutto questo va molto bene per un gioco al Casinò. In Italia, però, i Casinò si trovano soltanto molto a Nord del paese e, oltretutto, vi si gioca in deroga alla legge che vieta il gioco d'azzardo.

E allora, da Venezia in giù, gli Italiani non giocano?

Giocano eccome! Giocano nei Casinò “on line”, che si trovano disponibili in ogni casa dove c'è un computer e che forse (non lo so di preciso ma credo sia proprio così) convogliano molti nostri soldini nelle casse di gestori esteri.

Sembra proprio che noi italiani facciamo di tutto per comprare servizi e prodotti esteri e poi ci lamentiamo se nelle nostre industrie aumenta la disoccupazione. Certo compriamo il prodotto estero perché costa meno, ma così facendo diminuiamo la produzione italiana, aumentiamo la disoccupazione, diminuiamo il denaro circolante e, alla fine, danneggiamo noi stessi. Tutto ciò per comprare un prodotto estero che costa meno di uno italiano.

Vaneggiamenti a parte, il sistema pubblicato oggi è uguale al precedente ma, diversamente da quello, ci da la possibilità di giocarlo on line, eliminando i vantaggi che si prendono i gestori di quei siti sul range delle puntate sulle Chances Semplici.

Che ne dite se invece di raggiungere i massimi del tavolo in 4 colpi di montante, li raggiungeste in 15-16 colpi? Ci sarebbe o no modo di difendersi dall’appiattimento in cui i gestori tendono a confinarvi?

Con la variante di oggi ho cercato di ottenere proprio questo: l’eseguibilità di una manovra finanziaria entro un range che ci è stato imposto e che è di piccole dimensioni.
CAPITOLO: Chances Semplici.
TITOLO: Mutualità del terzo: 2a parte.

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nino.zantiflore@tiscali.it

06/11/10

COME SI GIOCANO LE FIGURE


Navigando qua e là nei Forum mi sono reso conto che alcune persone trovano difficoltà nel giocare un insieme di figure che, uscendo, formano il disegno ricercato in uno schema di gioco.

La difficoltà sta nel capire gli anticipi che si devono fare quando le figure in gioco sono più di una.

Se dobbiamo giocare una sola figura, la cosa è facile. Se per esempio dobbiamo giocare la figura RNR, si aspetterà che esca per primo un R. Poi si aspetterà che al colpo successivo esca un N. Ottenuti questi due colori di riferimento in successione, si giocherà finalmente un R completando la figura ricercata. Se al primo o al secondo colpo non esce il colore giusto (che serve di riferimento), non giocheremo il terzo colpo perché sarà uscita una figura diversa da quella ricercata.

Fin qui la cosa è semplice. I problemi si presentano quando in gioco ci saranno 2, 3, 4 e più figure. L’inserto di oggi cerca di dare una spiegazione di questi metodi di gioco.
CAPITOLO: Chances Semplici.
TITOLO: Come si giocano le figure di 2.

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Nino.zantiflore@tiscali.it

31/10/10

IL VERO UTILIZZO DELLA LEGGE DEL TERZO


Nel precedente post ho annunciato la pubblicazione di un sistema che realizza la “vincita costante”. Mantengo la promessa, pubblicando il sistema sulle figure di 2 delle Chances Semplici, con la vera applicazione della Legge del terzo.

Finalmente mi sono deciso ad affrontare questa tecnica di gioco sulle Semplici. Fino ad ora ho sempre accantonato questo tipo di attacco perché sapevo che il vero sfruttamento della Legge del terzo comporta perdite di tempo dovute alla costruzione delle situazioni ottimali per l’attacco. Certo un gioco continuo comporta una maggiore frequenza di puntate e, se va bene, una maggiore quantità di vincite. Se va bene, le soddisfazioni sono gratificanti.

Se va bene!

Il fatto è che non può andar sempre bene. Alla fine il gioco continuo incontrerà l’antipermanenza e, come osservato nel precedente post, non serviranno montanti o puntate a masse pari: le vincite precedenti e il capitale impiegato spariranno nelle fauci della roulette.

Non può andar sempre bene perché in un gioco continuo non ci sono separazioni nella successione della permanenza e quindi allargamenti e calori possono distribuirsi in modo anomalo, alternandosi ma anche unendosi tra una quantità ciclica e l’altra. In quest’ultimo caso la tendenza, che di solito la Legge del terzo produce in un ciclo chiuso di numeri casuali, sarà vanificata.

Se giochiamo su un allargamento, potremo incontrare due periodi di calore in successione; se giochiamo su un calore, potremo incontrare due periodi di allargamento in successione. Queste possibilità valgono anche per le figure sulle Semplici o per una serie di numeri o chances multiple. Questi sono gli inevitabili eventi che s’incontrano in una permanenza continua, senza quantizzazioni.

Come si attua una quantizzazione della permanenza? Semplicemente ricominciando il gioco con numeri nuovi dopo ogni conclusione di partita, come se ci si fosse appena seduti al tavolo. Ciò che è passato non conta più e si costruisce un nuovo gioco con numeri nuovi, fino al conseguimento dell’utile, o fino alla conclusione del ciclo naturale per la Chance che stiamo utilizzando. Se sono terzine, saranno 12, 24 o 36 colpi, secondo di quanti cicli si compone il gioco. Se sono cavalli, saranno 18 o 36 secondo il gioco. Se sono pieni, saranno 36. Se sono Chances Semplici, il ciclo dipenderà dalla composizione delle figure, che possono essere figure di 2, di 3, ecc.

Naturalmente si otterrebbe un risultato migliore lasciando sfilare il ciclo fino alla sua conclusione naturale, anche oltre il conseguimento della vincita, ma ciò implicherebbe un’enorme perdita di tempo. Sarà sufficiente chiudere la partita e cominciarne un’altra con numeri nuovi. L’importante è non collegare troppi numeri della precedente partita con quelli della nuova.

E’ chiaro, quindi, che per attuare un simile comportamento bisogna attendere la costruzione iniziale di una configurazione che formerà, presumibilmente, il disegno ricercato e quindi bisognerà attendere che ciò si realizzi, lasciando passare colpi a vuoto, senza giocare.

Il problema è: si avrà la pazienza di aspettare la formazione del gioco?

La risposta è: dipende dai risultati che uno decide di ottenere.
Se vuole vincere, non aspetterà e cercherà un gioco dove non ci siano attese, ma che può perdere per le ragioni sopra esposte. Se vuole guadagnare, non considererà l’attesa come una perdita di tempo ma come una condizione necessaria per ottenere il guadagno.

Ecco allora l’alternativa a cui vi sottopongo oggi. Volete vincere o guadagnare?

Se volete vincere, non guardate il sistema che ho pubblicato oggi. Se volete guadagnare, oggi vi ho dato la possibilità di ottenere il “guadagno costante” e cioè senza le sconfitte che periodicamente capitano a chi vuole vincere.

Almeno fino a evento contrario.
CAPITOLO: Chances Semplici.
TITOLO: Il vero utilizzo della Legge del terzo.

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Nino.zantiflore@tiscali.it

26/10/10

ANNICHILAMENTO INEVITABILE


Quando nel mondo microscopico una particella di materia si scontra con una particella di antimateria, entrambe si annichilano creando altri tipi di particelle.

E come agli inizi dell’Universo materia e antimateria si sono annichilati creando lo spazio in una “non esistenza”, (convinzione personale) così, permanenza e antipermanenza, quando s’incontrano creano la disfatta del sistemista.

Quando alla roulette una linea di condotta incontra il suo contrario, le due condotte si annichilano provocando la fine di ogni sistema continuo.

La similitudine, un po’ tirata per i capelli, visualizza intuitivamente gli effetti che sono prodotti quando due risultati opposti s’incontrano alla roulette. La figura contraria al gioco praticato s’incastra perfettamente alla figura che stiamo giocando.

Il principio di Bernoulli ci dice che qualunque sia il gioco, qualunque sia la tortuosità o il grado di maturazione, alla fine, l’antigioco si scontrerà con il nostro gioco. L’aumentare delle prove, fatte sempre nelle stesse condizioni, non ci darà scampo: la figura contraria comparirà al nostro “orizzonte degli eventi” e se proseguiamo nella nostra condotta, non ci sarà capitale capace di sostenere l’annichilamento delle nostre risorse e speranze e tutto scomparirà nell’attrazione gravitazionale del “buco nero” rappresentato dalla roulette.

Che cosa bisogna fare allora per evitare questo nefasto incontro?

Ormai sappiamo che le montanti valgono relativamente, perché qualsiasi montante salta se non può contare su un numero adeguato di vincite in un tempo adeguato. E’ chiaro che l’esito dipende dalla distribuzione delle vincite e quando l’antipermanenza arriva, non c’è modo di sottrarsi all’annichilamento del nostro capitale. A cosa serve vincere 20 o 30 pezzi per due o tre giorni se poi arriva un annichilamento che ti porta via due o trecento pezzi?

E allora, a quale escamotage dobbiamo ricorrere?

Accertato che la montante ci da un aiuto relativo e insufficiente, non rimane che agire sulla permanenza cercando di eludere il più possibile il principio di Bernoulli.

In che modo?

La risposta ovvia è di evitare una linea di condotta sempre uguale nel tempo. Come? Saltando da una figura all’altra; alternando fra loro le figure; attribuendo le figure ora all’una ora all’altra Chance di modo che la coincidenza con l’antipermanenza sia costretta a realizzarsi, con estrema difficoltà, al momento giusto e sulla Chance giusta.

Attenendomi a questo intendimento ho realizzato alcuni giochi sulle Semplici. Ho cominciato con la ricerca dei doppioni coincidenti fra le figure a “iniziale obbligata” di una Chance. Poi è seguito un gioco in mutualità sui doppioni coincidenti: prima fra 2 e poi fra 3 Chances. Il gioco successivo ha ripreso il metodo del vecchio “gioco dei passaggi” sulle figure a “iniziale obbligata” su una sola Chance. Infine sono passato alla ricerca di tutti i doppioni delle figure di 2, ottenute dalle 3 Chances, giocate però in modo ordinato e cioè “sincronizzato” nel tempo. In questo caso ogni Chance, posta in rotazione ordinata, costruiva, in modo indipendente, una figura di un unico gruppo di 4 “figure di 2”. In questo gruppo si cercava il doppione con una montante in mutualità fra le 3 Chances. In pratica il gruppo delle 4 figure era formato con il contributo delle 3 Chances. Il tutto può essere definito come una “mutualità sincronizzata” perché la rotazione, pur riguardando le 3 Chances, era sempre uguale.

Questo è quanto finora pubblicato nel sito.

Con gli studi successivi, sono poi passato a un cambiamento nell’ordine cronologico di gioco delle Chances in modo da interrompere quella rotazione ordinata che poteva costituire un appiglio al Principio di Bernoulli. In effetti, la rotazione ordinata (sempre uguale) delle tre Chances giocabili, era rapportabile a una qualsiasi successione di numeri casuali ottenuti sempre nelle stesse condizioni. Ho quindi alternato le 3 Chances in un modo casuale, ottenendo così un’imprevedibilità su ciò che si sarebbe giocato al passo successivo a quello del momento. Dapprima ho alternato casualmente le 3 Chances, disposte a gruppi di tre, contenenti ogni Chance una sola volta. Il gioco poteva svolgersi in due modi: completando subito ogni figura in verticale, oppure completandola in orizzontale, inserendo prima il termine iniziale sulle figure delle tre Chances e poi completando le 3 figure con il secondo termine. In quest’ultimo modo scaturiva un gioco ancora più scollegato da un filo logico. L’esempio apparirà nel sito alla pubblicazione del prossimo sistema.

In seguito sono andato oltre e ho distribuito le Chances in un modo ancora più imprevedibile. Ogni gruppo di 3 Chances poteva contenere indifferentemente e casualmente la stessa Chance per una, due, o tre volte e quindi non solo vi era una rotazione desincronizzata, ma anche diversamente composta. Il gruppo cioè poteva anche contenere due o tre volte la stessa Chance; per esempio: R/N-P/D-M/P (una volta) oppure M/P-P/D M/P (due volte) oppure R/N-R/N-R/N (tre volte) ecc. La casualità è posta al momento, senza ragionamenti o simmetrie sulla dislocazione.

Questo per quanto riguarda la rilevazione delle figure.

Altra cosa è il risultato prodotto da una o più Chances poste in una dislocazione casuale e desincronizzata. Sebbene le figure siano formate indifferentemente da Chances diverse, il disegno statistico che ne deriva, ottenuto da più fonti, non è diverso dal completamento di una configurazione finale prevista da un’unica fonte. Che lo sviluppo di un disegno tendenziale sia composto di figure provenienti da un’unica Chance o di più Chances, non comporta differenze sostanziali nella sua stessa formazione perché ciò dipende dalla casualità della permanenza. Il risultato tendenziale sarà sempre influenzato dalla Legge del terzo.

Abbiamo quindi, da una parte una rilevazione casuale ma dall’altra un risultato tendenziale e ciò esclude dal nostro comportamento la completa casualità del gioco. In pratica ogni numero, attribuito a una diversa Chance, apporterà le stesse informazioni dei numeri attribuiti a una singola Chance. Le figure così ottenute conserveranno la stessa tendenza della configurazione finale di uno sviluppo di una sola Chance. Il vantaggio è che l’antipermanenza dovrebbe ridursi a sporadiche occasioni, limitate nella loro ampiezza. Non si tratta quindi di un gioco casuale (statisticamente perdente) né di un gioco statico (soggetto nel tempo al suo contrario) bensì di un gioco evolutivamente giustificato dalla plurivalenza dei numeri casuali, che mantengono le loro proprietà indipendentemente dalla fonte e dal tempo.

A questo punto possiamo dire che giochiamo con una “mutualità desincronizzata” su un risultato che, pur provenendo da diverse fonti, alla fine, darà un risultato tendenziale previsto dalla Legge del terzo: 3 figure presenti e 1 doppione.

Questo per quanto riguarda il risultato di una rilevazione casuale desincronizzata.

In seguito a queste premesse ho eseguito una serie di verifiche sperimentali arrivando a 123 pezzi di utile in 500 colpi di roulette, durante i quali non ho mai superato il quinto colpo della montante. Ero, a dir poco, entusiasta dei risultati. Poi è arrivato l’inevitabile. Ho incocciato una partita in cui sono arrivato alla puntata di 28 pezzi nella D’Alembert a incremento doppio, con un’esposizione reale di -75. Faccio presente che la montante usata è costituita da 4 colpi in Martingala seguiti da una D’Alembert a incremento o decremento di 2 pezzi (1-2-4-8-10-12-14-16-18-20 ecc.). Il gioco precedente, durato 500 colpi, non aveva mai superato i 10 pezzi di puntata ma dopo questo picco espositivo mi sono reso conto che, alla fine, anche la casualità delle fonti di rilevazione può essere soggetta all’incontro delle figure contrarie. La cosa è molto più difficile che in una condotta lineare, ma purtroppo non completamente annullabile. Inoltre, mi sono reso conto che la variabilità casuale e soggettiva delle Chances da mettere in gioco non può essere proposta come metodo attendibile perché non può essere presa come punto fermo per gli esiti di un qualsiasi sistema, proprio per la sua variabilità soggettiva. Come ho trovato quel picco espositivo, nonostante la mia disposizione casuale delle Chances, così un qualsiasi altro sistemista può trovare un suo picco espositivo e ciò non rientra nei miei traguardi sul gioco.

A questo punto ho dovuto abbandonare la ricerca di un gioco veloce e con maggiori possibilità di vincite, accettando ciò che dentro di me già sapevo da tempo, ma che non volevo affrontare perché le vincite sarebbero state meno abbondanti di un gioco continuo: la vera utilizzazione della Legge del terzo sulle Chances Semplici.

Ho quindi abbandonato ciò che avevo pensato durante la mia vacanza ai Caraibi e ho cominciato la stesura del prossimo sistema, che penso di pubblicare nel giro di una settimana o due.

Con la sperimentazione su tutta la permanenza non ho superato la puntata dei 12 pezzi nella montante (raggiunti una sola volta) arrivando così alla “vincita costante” su quanto sperimentato.

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Nino.zantiflore@tiscali.it

13/10/10

DI OGNI ERBA UN FASCIO


Sono tornato e, naturalmente, non ho potuto fare a meno di pensare alla roulette. Nei tempi morti ho tirato fuori qualcosa sulle Semplici, ma questo lo vedremo più avanti.

Per ora pubblico ciò che avevo annunciato prima della mia partenza verso un paese la cui popolazione declina sempre più verso l’apatia. Non so se per ordini superiori o per menefreghismo degli operatori, però i Daikiri, le Pinacolade e i Mojito non sono più quelli di una volta. Per averli come prima bisogna andare nei paesi di campagna dove tutto è genuino come un tempo. Nei grandi alberghi a 4 o 5 stelle li servono con rum scadente, in bicchieri non adeguati e con succhi di frutta non frullati, ma presi direttamente dalle scatole prodotte dall’industria. In un hotel come il Sevilla (situato al Paseo del Prado) che dovrebbe essere un 4 o 5 stelle, un cameriere molto stanco (lo si vedeva dalla flemma con cui serviva i clienti [ma li la flemma è prerogativa comune]) mi ha portato una Pinacolada in un bicchiere da vino (ballon 14 cl.) fatta con succo di pera in scatola perché non avevano quello di ananas, facendolo pagare 4 Cuc (equivalenti a circa 3,5 €). Questo è solo uno fra i tanti esempi di come servizi e prodotti stiano decadendo in quel paese. Torniamo comunque a noi.

Dopo aver pubblicato il sistema dei passaggi sulle Chances Semplici, mi ero ripromesso di cercare un gioco che si potesse svolgere in “mutualità” fra le 3 Chances, sempre utilizzando, però, le figure a iniziale obbligata. L’intenzione è stata annunciata anche nel post del 14 settembre e lo scopo era di evitare il più possibile l’incontro con le figure contrarie al nostro gioco. Non ci sono riuscito.

Non ci sono riuscito perché la mutualità nelle Semplici implica il passaggio da una Chance all’altra e se si giocano figure di 2 a “iniziale obbligata” (come nel precedente sistema), è inevitabile l’entrata in gioco delle due coppie di figure. A quel punto non c’è più una scelta possibile fra le due coppie e si dovrebbe giocare entrambi i colori della Chance. Per “colore” intendo qualsiasi Semichance: tanto il R quanto il N, tanto il P quanto il D e tanto il M quanto il P. L’evoluzione del gioco mutualistico ci porta a una situazione in cui le 4 “figure di 2” sono tutte vincenti e a quel punto non si sa quale figura giocare.

Per usufruire di una mutualità sulle Semplici in figure di 2 bisogna giocare sulle 4 figure, senza cioè dividerle in coppie con l’iniziale obbligata. Ho perciò abbandonato questa divisione e sono tornato all’utilizzo completo delle 4 figure di 2.

Il gioco che ho pubblicato oggi è molto semplice: si basa sulla Legge del terzo e va a caccia del primo doppione sullo sviluppo di 4 figure di 2. Poiché la tendenza in un ciclo completo è di 3 presenze e 1 assenza, il doppione dovrebbe presentarsi entro la quarta figura.

Ma cosa centra la mutualità?

Se il gioco fosse fatto su una sola Chance, incontreremmo fatalmente una o più figure contrarie mentre, se facciamo un’unica ricerca contemporanea su tutte le Chances, sarà più difficile incocciare la figura contraria. Faremo appunto ”di ogni erba un fascio” giocando a rotazione le tre Chances. Ogni Chance darà il suo contributo per ottenere un "disegno finale unico" e cioè un doppione sulle 4 figure di 2 che saranno quindi costruite con il contributo delle tre Chance. In pratica la ricerca è fatta su numeri prodotti indifferentemente da una o un’altra Chance e il risultato (positivo o negativo) sarà ottenuto indifferentemente giocando su una o un’altra Chance. Se prima un gruppo di numeri rappresentativi delle figure (dall’1 al 4) era formato dalla propria Chance di competenza, ora vi è un solo gruppo di numeri formato dalle 3 Chances poste in modo alternato in rotazione.

Si può pensare che così facendo è come giocare a caso, ma la cosa può essere vera solo a metà. Il passaggio da una Chance all’altra produce figure che non hanno legami cronologici fra loro, ma la ricerca del doppione sulle 4 figure è pur sempre giustificata dalla Legge del terzo.

Naturalmente, anche con questo gioco ci capiterà di dover giocare nello stesso momento le 4 figure diverse. Anche qui non saremo risparmiati dalla capacità elusiva della roulette, ma in quei casi potremo aspettare che ridiventino 3 senza particolari problemi perché la tendenza del terzo mancante sarà determinante per l’esito del gioco.
CAPITOLO: Chances Semplici.
TITOLO: Al doppio su 3 Chances in mutualità.

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23/09/10

FUOCHI D'ARTIFICIO


Certamente avrete assistito ai fuochi d’artificio che di solito ci rallegrano nelle feste di paese, o di qualche santo.

Molto tempo fa, assistendo a uno di questi spettacoli, mi è venuto in mente il principio che ha ispirato alcuni dei miei precedenti sistemi e quindi anche quello che oggi ho pubblicato. Quell’osservazione ha prodotto:

IL GIOCO DEI PASSAGGI

Nel suo massimo irraggiamento, la rosa delle scintille di uno di questi fuochi riempie tutto lo spazio che arriva a occupare e difficilmente lascia, al suo interno, delle scie vuote da luminescenze. Ebbene, osservando questi fenomeni mi è venuto in mente che lo sviluppo di un inserimento completo di numeri casuali (diciamo 36), in uno schema adattato allo scopo, potrebbe produrre lo stesso fenomeno. L’espansione finale dei 24 numeri, tendenzialmente presenti, potrebbe impedire il formarsi di lunghe scie vuote. Dopo alcune verifiche, ho notato che ben difficilmente l’inserimento di 36 colpi di roulette in uno schema quadrato lascerà un passaggio vuoto che, partendo dal lato superiore dello schema, possa arrivare al lato inferiore.

Se volete, potete sperimentare questo fenomeno costruendo un quadrato quadrettato 6x6, contenente i 36 numeri della roulette disposti in modo ordinato crescente. Poi prendete una permanenza di 36 colpi (zero escluso) e inseritela nel quadrato. Alla fine dell’inserimento controllate se è rimasta una strada di quadretti liberi che dal lato superiore arriva a quello inferiore. Difficilmente la troverete.

In pratica è come il gioco del flipper. Si cerca di impedire che un’ipotetica pallina possa raggiungere il fondo dello schema partendo dal lato superiore. E’ un gioco in cui i numeri da puntare sono selezionati secondo la disposizione dei precedenti inserimenti e in cui vi è una sola chiusura per partita.

Qualcuno potrebbe pensare che ciò costituisce già un gioco di per se stesso e di approntare quindi una montante (se non un gioco a massa pari) su questo tipo di attacco. Il fatto è che la strada che la permanenza può costruire può essere tortuosa e quindi può arrivare a mettere in gioco fino a 9, 10 e più numeri. Poiché la fine del ciclo avviene al 36° colpo, l’impegno economico può rivelarsi alquanto oneroso; anche se alla fine ci sarà una chiusura. Siamo poi sicuri che ci sarà sempre? Sappiamo che per certe figure difficili è solo una questione di tempo.

Personalmente non gradisco questo tipo di attacco preferendo giochi che non impegnino forti capitali. Tutto il discorso è servito solo a visualizzare il principio della mancanza di passaggi in una permanenza di 36 colpi.

Il gioco che ho pubblicato oggi è una variante del gioco dei passaggi già applicato in precedenza alle Chances Semplici in figure di 2 ed è quello annunciato nel precedente post. Da quanto visto nelle sperimentazioni fatte è un buon gioco. Però non sono riuscito a metterlo in mutualità e le ragioni saranno spiegate nel prossimo sistema che pubblicherò quando torno dai Caraibi.

Sono, infatti, in partenza per una quindicina di giorni di relax e massaggi particolari. Tra Pina Coladas, Daiquiri e Mojito, non so se troverò il tempo di pensare alla roulette. Ci proverò.
CAPITOLO: Chances Semplici.
TITOLO: Il gioco dei passaggi.


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14/09/10

SCOMMESSE AZZARDATE


Qualche giorno fa ho ricevuto la mail che vi posto pari pari. Spero che il Sig: Luciano non me ne voglia se la divulgo anche se solo con il nome.

caro nino penso che come tutti gli studiosi vi illudete di battere la roulette ........ma io vi dico con SICUREZA siete illusi io scometto 100.000 euro con chi mi dimostri di battere il diavolo

Prima di tutto ringrazio il Sig. Luciano perché mi ha dato lo spunto per l’argomento di questo post e poi cercherò di rispondere pubblicamente perché l’argomento mi sembra interessante per tutti.

Non critico il Sig. Luciano per la sua convinzione, però io avrei inserito nella prima parte della mail un elemento importante: il “tempo”. Avrei cioè detto: “come tutti gli studiosi, vi illudete di battere sempre la roulette”.

E’ chiaro che uno studioso non si ferma a una sola ricerca ma tende ad arrivare alla vincita costante in tutti i modi possibili e immaginabili, con o senza Legge del terzo. Ora, anche se il risultato di una ricerca desse una vincita costante per 20 anni, non è detto che, una volta trascorso questo periodo, continui a vincere sempre e costantemente. Arrivato al ventesimo anno (ma anche prima) il sistemista vi dirà che ha raggiunto la vincita costante ed è vero. E’ però vero fino a “evento contrario”.

Non dobbiamo scordarci la legge sulla distribuzione delle figure, perché ciò che predice per le figure vale anche per i risultati di un sistema. Come possiamo trovare una figura di 29 rossi o una ripetizione continua di un numero per 5 volte ogni tot quantitativo di anni, così troveremo la sconfitta del nostro sistema, costantemente vincente, ogni tot quantitativo di anni. Alla fine la figura contraria al nostro gioco (non importa quanto sia lunga e tortuosa) si formerà e allora anche il nostro gioco, fino a quel momento sempre vincente, fallirà. Penso sia una questione di tempo. Tempo necessario perché la tortuosità, necessaria a far fallire il nostro percorso in un sistema, si formi dopo aver prodotto tutte le tortuosità minori.

Ricordate che le figure di 1 sono il doppio di quelle di 2, che sono il doppio di quelle di 3 ecc.? Penso che la stessa cosa valga per i gradi di tortuosità di una permanenza.

La scommessa lanciata dal Sig. Luciano io sono già in grado di vincerla in base alle esperienze fatte fino a oggi; per le esperienze future non posso saperlo. La situazione può durare altri 100 anni o un solo giorno perché ciò che oggi considero non possibile deve solo maturare nel tempo.

Posso quindi dimostrare di aver “battuto il diavolo” fino a oggi, ma non posso dimostrare di batterlo per sempre. Qualunque sia la distribuzione delle nostre puntate, può sempre uscire un numero non coperto e anche se il sistema che abbiamo trovato rende la cosa molto improbabile, alla fine, forse, succederà. Dovrebbe essere una questione di tempo. Se però il tempo necessario medio fosse per esempio di 300 anni, a noi, che ci “frega”?

L’ultimo sistema che sto preparando ha dato 141 pezzi su tutta la permanenza di 819 numeri. La massima puntata con la “D’Alembert con incrementi doppi”, è arrivata a 24 pezzi per una sola volta. Tutte le altre partite, in maggioranza vincenti entro la Martingala, arrivano raramente ai 18 pezzi. Se questa non è una vincita costante ditemi voi come deve essere una vincita costante. Tenete inoltre presente che la puntata dei 24 pezzi non indica una proporzionale esposizione di cassa in quanto costituisce solo un picco nei ballottaggi della D’Alembert. L’esposizione reale a quel punto era di -97 pezzi recuperati con le successive 5 partite, con un utile finale di 4 pezzi.

Questo è il risultato su una sola Chance. Ora, come per i tre sistemi precedenti già pubblicati, cercherò di evitare anche questo picco di puntata mettendo in mutualità due Chances in modo da evitare quella tortuosità di permanenza che una sola Chance può incontrare nel tempo.
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11/09/10

SHARM ADDIO


Dopo tre anni sono tornato a Sharm el Sheikh.

Tre anni fa c’erano i villaggi turistici, i resort e poi c’era Naama Bay e Sharm vecchia.

Sapete qual è la situazione odierna?

I villaggi sono aumentati in modo esponenziale e ciò può anche andar bene, a parte il contributo in residui di cemento che il vento porta nel mare distruggendo il reef e la barriera corallina per soffocamento (e questo lo si vede già con lo snorkeling oltre che con il diving). In pratica è la stessa industria alberghiera che divora la sua stessa ragione di vita.

Naama bay, che prima era un centro commerciale per i turisti, ora è un’enorme distesa di bar egiziani con annessi plateatici di non si sa quanto pulite poltroncine, luci e imbonitori che t’invitano a entrare per bere qualcosa e che ti rivolgono tutti la stessa frase: Ciao come stai? Sei italiano? Perché non entri a bere qualcosa? Quelli davanti ai negozi, invece, ti dicono: “solo vedere, non comprare, solo vedere”.

Poi, una volta, c’era Sharm vecchia. Era una classica cittadina nel deserto, già allora con molti negozi per turisti, ma almeno c’erano ancora le case private, i negozi locali di frutta o macelleria (con carni e uova in bella vista al tiepido sole del deserto e molto apprezzati da mosche e chissà quali altri animaletti esotici). Ricordo perfino che dentro un negozio di carni e pollami, c’era una capra legata a uno scaffale di ferro. Non so se per i suoi bisogni la portassero a fare un giretto nei giardini come facciamo noi qui con il nostro fido.
Ora Sharm vecchia è un’enorme distesa di centinaia di negozi per turisti; però non hai il problema della scelta di cosa comprare perché hanno tutti la stessa bigiotteria. Non ci sono più case private; è un unico, sconfinato negozio, dove non esiste centimetro che non sia occupato da un souvenir, una borsa, un orologio taroccato, un papiro made non si sa dove, un anello o collana d’oro deficitarii di qualche carato.

Questi erano i due punti di riferimento per le passeggiate serali extra resort. Ma non disperate perché in questi tre anni i centri di “scambio culturale” si sono moltiplicati e dove prima c’era deserto, ora c’è un’enorme, infinita distesa di viali con una illuminazione multicolore e un’enorme clonazione di negozi che espongono sempre le stesse cose. Almeno a uno non viene il mal di testa nella scelta del souvenir.

Tutto ciò che ho descritto, poi, è rallegrato da una musica il cui punto forte è la "varietà" dei motivi e ritornelli. I diversi lamenti, che si levano dai vari locali di ristorazione, cercano di sovrastarsi gli uni con gli altri creando quel rilassante clima tipico di un luna park.

Per finire, cosa molto importante, quest’anno non mi sono preso la dissenteria come gli scorsi anni. Sarà la dose massiccia di fermenti lattici; sarà l’esclusiva dieta a base di riso e pollo, fattostà che questa volta sono arrivato a casa integro. Ops… scusate, finisco qui l’avventura perché devo correre in bagno.

Cosa centra tutto questo con la roulette? A Sharm ci sono due o tre Casinò, ma non ci sono andato.
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02/09/10

OPERAZIONI CHIRURGICHE

Qual è il sogno di ogni sistemista?

Prevedere un numero, o una Chance; puntarla e vederla uscire al lancio del croupier.

Certo vista così la cosa è, e rimane, un sogno. Però credo ci possiamo avvicinare a questo sogno. Come?

Selezionando cosa e quando puntare: attività facile a dirsi ma in quanto a farsi…beh, bisognerebbe avere un gioco che prevede il futuro; anzi, che individui una o più zone di sviluppo sul “corpo della permanenza” e, come in un’operazione chirurgica, vi compia i suoi interventi. Perdonate la similitudine ma credo che ben si adatti al mio modo di vedere un sistema alla roulette.

In un Casinò possiamo trovare due tipi di giocatori. Quello che gioca sperando nella fortuna, ma sappiamo tutti che senz’altro alla fine non vincerà. Poi c’è quello che applica un sistema cercando appunto di prevedere il futuro.

Anche qui, però, ci sono due tipi di sistemisti.
Quelli che giocano sulla sortita continua di una Chance (generalmente Semplice) affidandosi alla potenza di una montante, oppure si affidano alla possibilità di recupero di uno scarto negativo che dovrebbe andare verso il previsto equilibrio finale. Altri ancora seguono l’andamento notato pochi colpi prima sperando che il fenomeno continui.

Poi ci sono quelli che con la permanenza costruiscono un disegno: una configurazione che dovrebbe avere molte probabilità di formarsi entro un ciclo chiuso di colpi.
Io faccio parte di questi ultimi.

Non sono né più furbo né più intelligente degli altri. Sono semplicemente convinto che il gioco a ruota libera, o sul recupero di scarti, o sulla continuazione dei fenomeni, non sia alla portata delle attività umane. I 37 numeri che escono casualmente e presi senza alcun limite di quantità ciclica, possono creare tante di quelle diversità che per noi comuni mortali sembrano, e sono, infinite.

Perché uno scarto 10 o 20 o 30 dovrebbe rientrare? Per la legge sulla distribuzione delle figure sappiamo benissimo che il 10 diventerà 20; il 20 diventerà 30 e il 30 diventerà 40. Sarà solo questione di tempo. Se finora il limite è arrivato li, stiamo certi che, trascorso il tempo necessario, arriverà là. Lo sviluppo continuo dei 37 numeri casuali produce troppe possibilità nei risultati e se qualcuna di queste è a noi favorevole, molte, ma molte di più, sono a noi contrarie.

Perché un N (nero) dovrebbe uscire dopo una sequenza di RRR N RRR N RRR? Chi ci ha detto che il fenomeno dovrebbe continuare? Sappiamo tutti che una volta osservato, il fenomeno, è quasi sempre giunto alla sua fine.

Qual è la differenza di tutto ciò con un ciclo chiuso di permanenza?

E’ la possibilità di visualizzare ciò che sta accadendo nel ciclo. E’ la possibilità di individuare lo sviluppo di un disegno tendenzialmente certo. E’ la possibilità di puntare sul completamento finale di quel disegno.

Certamente l’esito di un qualsiasi attacco non può essere “sicuramente” favorevole, per il semplice fatto che per qualsiasi disegno ci sono due tipi di sviluppo: quello tendenziale e quello matematico.

Se prendiamo il disegno matematico e cioè di sicura realizzazione, questo ci può sfuggire di mano per l’allargamento delle Chances che entrano in gioco o per il superamento dei massimi sulle puntate. Prendiamo per esempio il classico gioco della piramide. Questo è un disegno matematico perché non è mai esistito un ciclo intero (37 colpi) con 37 numeri presenti. Ci devono per forza essere dei doppioni. Ma quando può arrivare il primo doppione? La capacità elusiva della roulette ci può portare al puntamento di 30 o più numeri e a quel punto nessun capitale può bastare per arrivarci senza superare i massimi del tavolo.

Se d’altro canto prendiamo il disegno tendenziale, siamo sicuri che con l’aumentare delle prove, effettuate sempre nelle stesse condizioni, il risultato sperimentale tende al risultato teorico. In questo caso, quindi, non siamo sicuri che la singola partita abbia un esito felice perché la certezza del risultato risiede nella media di un più ampio numero di partite. Anche in questo caso, quindi, di “sicuro” sulla singola partita non c’è niente.

Come possiamo rimediare a queste due prospettive? C’è una terza strada da intraprendere che possa contenere le caratteristiche buone di entrambi i metodi? C’è un’operazione chirurgica che ci permetta di individuare la zona da operare?

Ci sto lavorando, ma per il momento, oggi, ho pubblicato il terzo sistema sulle Chances Semplici che altro non è se non una variante del precedente. Ho messo tre Chances in competizione sperando che il passaggio dall’una all’altra non ci faccia incappare in andamenti e figure contrarie al disegno ricercato. Ho pensato che se stiamo fermi su una sola Chance, alla fine gli eventi contrari arrivano. Se invece continuiamo a spostarci sarà più difficile cascarci dentro. Il tipo di montante proposto e il metodo della sua conduzione, ci aiuteranno poi a concludere la giornata in positivo.

Poiché sabato parto per Sharm el Sheikh per un po’ di attività subacquea, con oggi chiudo l’attività per una settimana. Ho in serbo qualcosa d’interessante che inizierò a scrivere quando tornerò.
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28/08/10

IL PARADOSSO DELLO ZERO


In un gioco sulle Chances Semplici l’unico evento che ci rompe le uova nel paniere è l’uscita di uno zero. Se stiamo puntando a caso e non usiamo l’opzione del partager, l’esito del colpo successivo è importante perché ci può togliere o liberare la puntata. Nel primo caso avremo perso, nel secondo saremo ritornati al punto di partenza.

La cosa è diversa se stiamo utilizzando una montante in un gioco ben definito, che è formato da più partite, che devono rendere qualcosa ad ogni vincita. Lasciamo perdere il tipo di attacco e prendiamo in considerazione una Martingala (classico gioco a raddoppio) e ragioniamo sugli effetti che lo zero produce su di essa.

Tutti sanno che si presentano tre possibilità.
1°) Fare il partager con il banco.
2°) Lasciare l’esito al colpo successivo e perdere la mise dopo l’uscita del colore contrario.
3°) Lasciare l’esito al colpo successivo e liberare la mise dopo l’uscita dello stesso colore.

Un giorno di molti anni fa, mi trovavo in autostrada con il mio Maestro e stavamo andando verso Venezia per le solite puntatine domenicali a Ca’ Vendramin, o al Lido. Ragionando a voce alta, com’eravamo soliti fare, dissi che se si usasse una Martingala e se si vincesse sempre entro i massimali del tavolo, lo zero non avrebbe potuto danneggiarci perché avremmo comunque ottenuto il pezzo alla fine di ogni partita, alla prima vincita della Martingala. Quindi, supposto che il sistema vincesse sempre, lo zero non avrebbe costituito una tassa perché ogni partita sarebbe stata vincente e gli esiti finali sarebbero stati uguali.

Il mio Maestro mi rispose che in ogni caso lo zero ci sarebbe costato qualcosa e alle mie insistenze per la mia tesi, si arrabbiò pure, senza però spiegarmi le sue ragioni.

Dopo la sua scomparsa, ripensando a quella discussione, mi sono accorto che lui aveva ragione e io torto. La sua ragione, però, è valida soltanto se il colpo successivo allo zero libera la mise. In quel caso lo zero ci costerà qualcosa. Se invece ce la toglie non ci sarà costato nulla.

Questo è il paradosso dello zero: con la liberazione della mise ci costerà qualcosa; con la perdita della mise non ci costerà niente. Com’è possibile?

Il ragionamento mi è venuto perché periodicamente ripenso a quella discussione.

Partiamo sempre dal presupposto che stiamo facendo una quantità di partite in Martingala; che siano tutte vincenti entro i massimali del tavolo e che a ogni chiusura di partita, con la prima vincita, si guadagni un pezzo.

Escludendo il partager, il colpo successivo all’uscita dello zero ci può dare due esiti che determinano se alla fine lo zero ci sarà costato o meno.

1°) Il colpo successivo è perdente e ci toglie la puntata. In questo caso non abbiamo perso nulla perché se il colore contrario fosse uscito al posto dello zero, ci avrebbe comunque fatto perdere e avremmo continuato la montante con i termini seguenti fino alla successiva vincita ipoteticamente certa.
2°) Il colpo successivo è vincente e ci libera la puntata. Questo è il caso in cui lo zero ci toglie qualcosa perché ci verrà a mancare il pezzo di vincita di una partita che, senza quello zero, si sarebbe chiusa vincente. Andando avanti nel gioco la partita chiuderà in ogni caso, ma a quel punto avremmo dovuto trovarci in tasca due pezzi e invece ce ne ritroviamo solo uno. Invece di chiudere una sola partita, senza quello zero, ne avremmo chiuse due.

Ecco il paradosso dello zero. Se la mise viene incamerata dal banco non ci costa nulla. Se la mise viene liberata ci costerà un pezzo in meno.

Tutto ciò, naturalmente, nell’ipotesi (non reale) di un gioco in cui la Martingala possa chiudere tutte le partite prima del raggiungimento dei massimali.
Ma siamo sicuri che un tale gioco non possa esistere?

Oggi ho pubblicato un gioco sulle Semplici che però non è quello auspicato sopra. Però si batte bene. Si tratta di due Chances in competizione la cui mutualità dovrebbe impedire l’incontro prolungato di figure opposte al nostro gioco.
CAPITOLO: Chances Semplici.
TITOLO: 2 Chances in competizione sui doppioni.
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20/08/10

UTILITA' DEL GROVIERA


Un giorno ricevetti una mail nella quale mi si chiedeva dove nascano gli schemi che utilizzo per i miei sistemi.

Ora gli rispondo pubblicamente (e un po’ scherzosamente).

Quando facciamo il formaggio groviera, sappiamo che al suo interno si formerà un certo quantitativo di buchi; ma anche se non sappiamo dove si formeranno, quando lo mangiamo, mangiamo il formaggio che sta attorno a quei buchi che si troveranno disposti nelle posizioni più disparate.

Quando tiriamo 37 colpi di roulette, sappiamo che resteranno 12 buchi (4 più, 4 meno) e che si disporranno anch’essi nelle posizioni più disparate. Anche se quando giochiamo non sappiamo dove si formeranno questi buchi, la nostra speranza sarà di giocare su numeri che non facciano parte di quei buchi. Cercheremo cioè di mangiare il formaggio lasciando i buchi.

Questa è l’essenza della Legge del terzo. Lei sa che ci saranno dei buchi e ce lo dice. Non sa con precisione quanti saranno e dove si collocheranno, ma ci dice che saranno tendenzialmente 12. Chiama anche a testimone il Sig. Bernoulli il quale ci rassicura che con l’aumentare delle prove effettuate sempre nelle stesse condizioni, la media sperimentale tende alla media teorica.

A questo punto è chiaro che sta a noi cercare di indovinare dove si troveranno questi buchi. In che modo? Facendo il ragionamento opposto. Perché non cerchiamo di prevedere dove saranno le zone occupate? Elimineremmo di conseguenza le zone vuote. Quando mangiamo il groviera non ci preoccupiamo di evitare i vuoti; ci dedichiamo esclusivamente alla polpa del formaggio.

Così dovremmo fare con la roulette. Occupiamoci esclusivamente della zona che, siamo sicuri, in un modo o nell’altro si formerà e appena manca l’ultima pietra di quella costruzione, saremo noi a porla, puntando sul numero o sulla chance che ne determina il completamento.

Ecco da dove nascono i miei schemi: dalla necessità di visualizzare la crescita di un formaggio groviera, per poter poi individuare dove porre l’ultima pietra.

Oggi ho pubblicato un sistemino sulle Chances Semplici. Non è stato di facile descrizione e non sarà di facile comprensione nel suo svolgimento. Sarà però sufficiente apprendere le regole di base e poi provarlo direttamente. Non so se è all’altezza del GIOCO COMPOSTO, ma le premesse ci sono tutte.
CAPITOLO: Chances Semplici.
TITOLO: Al doppio coincidente su figure a iniziale separata.
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15/08/10

MODIFICA GIOCO COMPOSTO

Oggi ho modificato il sistema GIOCO COMPOSTO per rendere più chiaro l'attacco del 3° perfetto.
CAPITOLO: Modalità 3 su Chances Semplici.
TITOLO: Gioco composto. Tappabuchi doppio+3° perfetto+Ripetizione di puntata perdente.
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13/08/10

O' SHCARRAFONE.


Ogni shcarrafone è bbello a mamma soia”.

Non esiste massima popolare che si adatti meglio alla roulette.

Ognuno di noi, quando riesce a trovare un qualche appiglio, un qualche ragionamento, per quanto ingenuo o stupido possa essere, per lui, in quel momento, è pari alla scoperta della relatività ristretta; e come per quest’ultima il principio di uguaglianza sancisce l’insuperabilità della velocità della luce, così, il nostro moderno Einstein è convinto che ciò che ha saputo creare sia insuperabile da qualsiasi altro pensatore o ricercatore. Egli non avrà altra visione all’infuori della sua.

Ma se per la relatività il fatto dipende dalla quantità di moto totale sempre uguale, per il nostro genio è proprio la variabilità della quantità di moto locale, che farà deragliare il treno delle sue certezze. Quella quantità di moto che il croupier imprime alla pallina, togliendo a se stesso pari quantità di moto, è locale e per questo variabile nella sua quantità totale.
In pratica, se a pranzo il croupier ha mangiato una bistecca imprimerà più forza alla pallina; se ha mangiato un’insalatina la pallina girerà con meno veemenza. Se un bel fondo schiena passa davanti al croupier mentre è nell’atto di afferrare la pallina, egli avrà un attimo di esitazione e ciò sarà stato sufficiente a produrre un cambiamento su tutta la permanenza futura.

Tutto ciò a dimostrazione che la quantità di moto locale è variabile mentre quella totale dell’Universo è fissa: non aumenta e non diminuisce.

Arrivati a questo postulato, possiamo dire che la variabilità degli eventi che accadono attorno a una roulette determina la formazione della permanenza e quindi anche gli esiti sugli “shcarrafoni” di tutti i nostri Einstein che la circondano.

Voi potete prospettare a questi “geni convinti” una relatività ristretta o generale, ma per capirla e apprezzarla dovrebbero modificare le loro abitudini; dovrebbero impegnarsi a cambiare il loro modo di pensare e, soprattutto, perdere del tempo a considerare cose nuove, inusuali, che implicano evoluzioni continue e quindi troppo impegnative.

Voi potete prospettare a questi geni una soluzione definitiva ma, per il fatto di essere compresa in una più ampia rassegna di studi ed esperienze, passerà inosservata, soprattutto se per attuarla ci si dovrà impegnare in un ragionamento che anticipa il futuro.

Troppa fatica!...

Oggi ho pubblicato un sistema appena nato. Si tratta di un gioco la cui base si riferisce ai numeri pieni, ma che prima inizia con “puntate allargate” a terzine e cavalli.

Si tratta di figure di 2 a modalità 3 sui numeri pieni.

Finora abbiamo visto FIGURE DIREZIONALI e FIGURE POSIZIONALI. Queste, che non so come definire, assomigliano alle direzionali ma se ne differenziano per il metodo di rilevazione del simbolo che le compone; forse potrebbero essere chiamate FIGURE ORDINALI perché seguono l’ordine in cui si trova il numero uscente rispetto al precedente. Considerano cioè se è lo stesso, il primo seguente, o il secondo seguente.
CAPITOLO: Figure cardinali.
TITOLO: Numeri pieni. Figure di 2 a modalità 3.
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05/08/10

VE L'AVEVO DETTO?

Com'era prevedibile, questa sera lo sprovveduto "luminare di ludologia" ha confermato ciò che ho previsto con il precedente post.
Pur aspettando 18 o 25 colpi, ha lasciato sul tappeto 300 pezzi. A proposito di "chi cerca trova".
Eppure non ci vuole molto a capire la stupidità di un simile attacco. Mi sembra di essere tornato agli albori della civiltà, quando si cercava di applicare ai carri delle ruote quadrate.
Vai al sito e forse imparerai qualcosa dell'era moderna.

03/08/10

CHI CERCA TROVA


Ricordo che una volta, ai tempi in cui si disputavano le partite a poker nelle case degli amici, un commercialista se ne uscì con quest’argomento.

“Volete guadagnare 100.000 lire al giorno? E’ semplice. Andate al Casinò, girate fra i tavoli di roulette e quando trovate che un numero si è ripetuto, giocate tutti gli altri con pezzi da 100.000 perché la terza ripetizione è quasi impossibile”.

Lasciamo stare che l’esclusione di un solo numero non ci fa guadagnare un pezzo perché bisogna escluderne due.

Lasciamo pure stare che c’è un modo di puntata con la quale si può vincere il pezzo con l’esclusione di un solo numero. Ora non me lo ricordo e dovrei rintracciarlo nella biblioteca. Ricordo che consiste nel puntare un Passe o un Manque con un numero adeguato di pezzi; poi puntare le due sestine con un numero adeguato di pezzi; poi puntare la terzina e i due pieni (o il cavallo) con un numero adeguato di pezzi; poi puntare lo 0 con un numero adeguato di pezzi. Qualunque cosa esca, escluso il numero non puntato, si vince un pezzo. Se esce lo zero, facendo il partager con la Chance semplice, s’incassa tutto il puntato più un pezzo, naturalmente, ritirando la mise vincente. Ma questo non fa parte della nostra storia.

Restando sull’argomento del giorno, possiamo dire che “Chi cerca trova”.

E’ evidente che il nostro amico non conosceva la legge sulla distribuzione delle figure. Come esistono le ripetizioni di due, ci saranno quelle di tre e perfino quelle di quattro e di cinque. Forse per quelle di sei bisognerà aspettare qualche centinaio d’anni, ma alla fine arriveranno.

E che cosa fa il nostro amico per trovare la condizione per fare la sua puntata? Fa trascorrere il tempo in attesa che la condizione si realizzi. Ma siccome la ripetizione di un numero ha il diritto di avvenire con una sua cadenza (se non sbaglio 36+36), la ripetizione di un numero per 3 volte consecutive ha il diritto di accadere con una cadenza che anche se è di molto superiore di quella di una singola ripetizione, alla fine gli capiterà, perché a quel punto il nostro amico se l’è cercata e l’ha trovata. Sarà stato contento per parecchi giorni di fila, ma alla fine si sarà rimangiato tutto ciò che aveva vinto e magari molto di più. Dipende a che punto del suo percorso è incappato nell’inevitabile evento che lui stesso si è cercato.

Oggi sono incappato in una discussione fra “luminari di ludologia” i quali discutevano che probabilità c’è che in 36 colpi di roulette non vi sia una terzina con tutti i 3 numeri presenti fra quelli usciti. Ricordo che il “nuovo” argomento, definito anche “interessante”, lo avevo preso in considerazione negli anni ’60, prima ancora di conoscere la Legge del terzo.

In effetti, se in 36 colpi tendono a mancare 12 numeri, è possibile che questi si distribuiscano uno per terzina? E’ una possibilità talmente remota che senz’altro giustifica un simile attacco. Infatti, ricordo che dopo poche prove abbandonai subito una tale sciocchezza per dedicarmi a qualcosa di meno stupido.

Infatti, qualcuno che senz’altro è meno sprovveduto, ha fatto notare che l’allargamento dei numeri che entrano in gioco non è sostenibile per qualsiasi montante si voglia usare.

Un altro luminare ha proposto di iniziare gli attacchi dopo una certa boule quando sono già presenti diversi numeri senza una terzina completa e forse questa è la proposta più sensata; sempre che si abbia la pazienza di aspettare quella condizione.

Poi è arrivata la ciliegina sulla torta. E’ arrivata la proposta di costruire diversi tipi di tappeto e di giocare sull’ultimo che rimane con la chiusura aperta.

A proposito di “chi cerca trova”.
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01/08/10

MODIFICA DELLE POSIZIONALI

Dopo un lungo e faticoso studio sulle figure posizionali, è nata una nuova applicazione a queste non facili procedure.

Se da un lato le figure posizionali si confinano in una delimitata zona di uno schema appositamente creato, dall’altro queste figure, formate da 2 termini, non contengono particolari tendenze per la loro formazione.

Le uniche due che ho finora trovato sono descritte nei precedenti inserti e riguardano il doppiaggio e l’allargamento alla terza figura diversa. Un gioco di calore e uno di allargamento.

Il sistema che ho pubblicato oggi abbandona la formazione della figura in se stessa e si concentra sui risultati che possiamo ottenere considerando i singoli simboli delle figure. Si tratta di un gioco “elegante” ma non di facile esecuzione. Per metterlo in pratica bisogna familiarizzarsi con i termini tipo: “Linee delle terzine”, “Righe delle figure”, “Posizioni 1 e posizioni 2”, “Simboli delle figure”, “Settori delle posizioni 1 e 2”.

La maggioranza delle partite sono vincenti con una riduzione logica che va da 1 a 2 pezzi per terzina ma, ogni tanto, s’incontra qualche partita più impegnativa in cui la montante a “riduzione logica a scaglioni”, che ho usato, può arrivare a 6, 7 pezzi per terzina.

Tuttavia, mentre finivo di scrivere le conclusioni del sistema, mi è venuta in mente una modifica che rivoluziona il metodo della formazione delle figure e, dopo una decina di partite, mi fa ben sperare in questo nuovo gioco. Da oggi mi ci dedicherò con rinnovata speranza.

Il sistema che ho pubblicato si trova nel settore delle figure posizionali e si chiama “DOPPIO SIMBOLO SU 3 RIGHE”.
CAPITOLO: Figure posizionali.
TITOLO: Al doppio del simbolo su 3 righe.
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16/07/10

NASCITA DEL QUADRATO

Nel 1973 conobbi una persona che m’introdusse nel vero mondo della roulette. Prima di allora cercavamo soluzioni di gioco su ritardi, calori, coperture diverse del tableau, manovre finanziarie sul continuo della permanenza; naturalmente, non arrivando ad alcuna soluzione.

Questa persona ci portò all’uso di ragionamenti che prima di allora erano per noi sconosciuti e che traevano la loro giustificazione dalla Legge del terzo. Si presentò con il sistema delle distanze (o del Principe) e con questa nuova conoscenza cominciammo tutta una serie di esperimenti e prove applicando sempre detta Legge.

Fu in quel momento che, per rendere più affidabile la Legge del terzo sulle Chances multiple, pensammo a una moltiplicazione di eventi su sestine, terzine e cavalli.

Poiché cominciammo a ragionare sulle sestine, il risultato della prima moltiplicazione fu la creazione di uno schema quadrato con 36 spazi contenenti 6 righe di sestine e 6 colonne. Lo schema proveniva da una nostra precedente disposizione dei numeri pieni in un quadrato 6x6 e da una serie di giochi a esso applicati in base alla Legge del terzo.

Pensammo che se un singolo ciclo di Chances multiple (come per esempio i sei colpi per le sestine) non ci garantiva uno sviluppo standard da detta Legge, forse, moltiplicando la ripetizione di tali effetti per 6 cicli, avremmo ottenuto uno sviluppo simile a quello dei numeri pieni.

Per costruire quindi uno schema quadrato, uguale a quello dei pieni, dovemmo riprodurre le 6 sestine per 6 volte creando appunto il quadrato. Al suo interno le 36 sestine potevano essere disposte in vari modi purché ogni riga contenesse una e solo una volta ogni sestina.

Dato che prima di allora non avevo mai sentito parlare di schemi quadrati, per quanto mi riguarda, questo schema è nato a Verona nel 1973 dal nostro gruppo di ricercatori formato da Ubaldo, Lorenzo e Franco. Forse schemi simili erano già presenti in campo ludologico, ma noi non li conoscevamo e quindi posso dire che sono nati autonomamente.

Il sistema che ho pubblicato oggi contiene il primo gioco applicato al quadrato. E’ una curiosità storica e, come tale, deve essere presa per quello che è.

CAPITOLO: Quadrati.
TITOLO: Nascita del quadrato.

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nino.zantiflore@tiscali.it

09/07/10

FA O NON FA SEMPRE LA STESSA COSA?

Ci sono due modi per ricercare un risultato alla roulette.

1°) Cercare un risultato fino alla “morte” del nostro capitale.
2°) Cercare un risultato fino alla conclusione del ciclo che dovrebbe renderlo possibile.

Nel primo caso si usa il continuo della permanenza senza separazioni, divisioni, o maturazioni di delimitati eventi statistici. Se ciò che si ricerca accade, si guadagna. Se ciò che si ricerca non accade, si perde. Quanto si perde? Tutto.

Si perde tutto perché non ci sono limiti che pongono un termine all'attacco. Come la roulette ci gratifica per un certo periodo, allo stesso modo ci “uccide” con un andamento contrario al gioco che stiamo praticando e siccome non ci sono limiti alla durata del gioco (tranne per uno stop loss) così non c'è limite alla decurtazione del capitale. In questo caso la roulette non fa sempre la stessa cosa e come ci può “dare” con un determinato andamento, così ci può “togliere” con un andamento contrario. Tutto ciò se prendiamo una permanenza illimitata e vi applichiamo un gioco continuo, senza quantizzazioni.

Nel secondo caso la roulette fa sempre la stessa cosa e se non è sempre, è “quasi sempre”.

Volete verificarlo? Semplice. Prendete segmenti di 37 colpi l'uno e controllate se i numeri sortiti sono meno di 20 o più di 28. Se stanno dentro questi due limiti, con una minima percentuale di superamento, vuol dire che, vista in quest'ottica, la roulette fa sempre le stesse cose. L'esiguità degli scostamenti oltre i detti limiti ci potrà infastidire, ma non oltre il ciclo dei 37 colpi perché, a quel punto, la ricerca di quel disegno si fermerà. Quella partita ci sarà costata un tot, ma quante altre partite hanno dato quel tot?

Che cosa rende possibile la sicurezza che certi eventi si devono realizzare? La Legge del terzo.

Per effetto di questa Legge, certi disegni sono immancabili, altri sono molto probabili, altri ancora sono aleatori.

Naturalmente i primi possono costare di più perché più ci avviciniamo alla matematicità dell'evento, più saremo soggetti all'allargamento delle chances da mettere in gioco. Questo è lo scotto che dobbiamo pagare, ma almeno il risultato finale ci sarà.

Gli ultimi, essendo aleatori, non ci danno la sicurezza della vincita, ma se ricercati assieme a quelli immancabili, o molto probabili, possono costituire delle ulteriori possibilità per il conseguimento di un utile: se non escono o ritardano gli uni, usciranno gli altri.

E' un metodo di gioco che ha i suoi costi, ma ciò che conta è il risultato finale. Se con un singolo attacco posso restare con un palmo di naso perché ciò che mi aspetto non esce, con due attacchi diversi dovrei arrivare a una conclusione in un verso o nell'altro.

Naturalmente bisogna sapere quali tipi di attacco antitetici si deve adoperare per non allargare troppo le Chances in gioco.

Ho pubblicato un ulteriore gioco sulle figure posizionali. Si tratta di una suddivisione del tableau in 3 settori di 2 sestine ciascuno che convogliano le figure posizionali in uno schema unico. L'attacco avviene su tutti i doppioni possibili, dopo il primo, in ogni colonna.

CAPITOLO: TERZINE. Figure posizionali di 2.
TITOLO: Al doppio del simbolo su 3 righe.


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nino.zantiflore@tiscali.it