16/07/10

NASCITA DEL QUADRATO

Nel 1973 conobbi una persona che m’introdusse nel vero mondo della roulette. Prima di allora cercavamo soluzioni di gioco su ritardi, calori, coperture diverse del tableau, manovre finanziarie sul continuo della permanenza; naturalmente, non arrivando ad alcuna soluzione.

Questa persona ci portò all’uso di ragionamenti che prima di allora erano per noi sconosciuti e che traevano la loro giustificazione dalla Legge del terzo. Si presentò con il sistema delle distanze (o del Principe) e con questa nuova conoscenza cominciammo tutta una serie di esperimenti e prove applicando sempre detta Legge.

Fu in quel momento che, per rendere più affidabile la Legge del terzo sulle Chances multiple, pensammo a una moltiplicazione di eventi su sestine, terzine e cavalli.

Poiché cominciammo a ragionare sulle sestine, il risultato della prima moltiplicazione fu la creazione di uno schema quadrato con 36 spazi contenenti 6 righe di sestine e 6 colonne. Lo schema proveniva da una nostra precedente disposizione dei numeri pieni in un quadrato 6x6 e da una serie di giochi a esso applicati in base alla Legge del terzo.

Pensammo che se un singolo ciclo di Chances multiple (come per esempio i sei colpi per le sestine) non ci garantiva uno sviluppo standard da detta Legge, forse, moltiplicando la ripetizione di tali effetti per 6 cicli, avremmo ottenuto uno sviluppo simile a quello dei numeri pieni.

Per costruire quindi uno schema quadrato, uguale a quello dei pieni, dovemmo riprodurre le 6 sestine per 6 volte creando appunto il quadrato. Al suo interno le 36 sestine potevano essere disposte in vari modi purché ogni riga contenesse una e solo una volta ogni sestina.

Dato che prima di allora non avevo mai sentito parlare di schemi quadrati, per quanto mi riguarda, questo schema è nato a Verona nel 1973 dal nostro gruppo di ricercatori formato da Ubaldo, Lorenzo e Franco. Forse schemi simili erano già presenti in campo ludologico, ma noi non li conoscevamo e quindi posso dire che sono nati autonomamente.

Il sistema che ho pubblicato oggi contiene il primo gioco applicato al quadrato. E’ una curiosità storica e, come tale, deve essere presa per quello che è.

CAPITOLO: Quadrati.
TITOLO: Nascita del quadrato.

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nino.zantiflore@tiscali.it

09/07/10

FA O NON FA SEMPRE LA STESSA COSA?

Ci sono due modi per ricercare un risultato alla roulette.

1°) Cercare un risultato fino alla “morte” del nostro capitale.
2°) Cercare un risultato fino alla conclusione del ciclo che dovrebbe renderlo possibile.

Nel primo caso si usa il continuo della permanenza senza separazioni, divisioni, o maturazioni di delimitati eventi statistici. Se ciò che si ricerca accade, si guadagna. Se ciò che si ricerca non accade, si perde. Quanto si perde? Tutto.

Si perde tutto perché non ci sono limiti che pongono un termine all'attacco. Come la roulette ci gratifica per un certo periodo, allo stesso modo ci “uccide” con un andamento contrario al gioco che stiamo praticando e siccome non ci sono limiti alla durata del gioco (tranne per uno stop loss) così non c'è limite alla decurtazione del capitale. In questo caso la roulette non fa sempre la stessa cosa e come ci può “dare” con un determinato andamento, così ci può “togliere” con un andamento contrario. Tutto ciò se prendiamo una permanenza illimitata e vi applichiamo un gioco continuo, senza quantizzazioni.

Nel secondo caso la roulette fa sempre la stessa cosa e se non è sempre, è “quasi sempre”.

Volete verificarlo? Semplice. Prendete segmenti di 37 colpi l'uno e controllate se i numeri sortiti sono meno di 20 o più di 28. Se stanno dentro questi due limiti, con una minima percentuale di superamento, vuol dire che, vista in quest'ottica, la roulette fa sempre le stesse cose. L'esiguità degli scostamenti oltre i detti limiti ci potrà infastidire, ma non oltre il ciclo dei 37 colpi perché, a quel punto, la ricerca di quel disegno si fermerà. Quella partita ci sarà costata un tot, ma quante altre partite hanno dato quel tot?

Che cosa rende possibile la sicurezza che certi eventi si devono realizzare? La Legge del terzo.

Per effetto di questa Legge, certi disegni sono immancabili, altri sono molto probabili, altri ancora sono aleatori.

Naturalmente i primi possono costare di più perché più ci avviciniamo alla matematicità dell'evento, più saremo soggetti all'allargamento delle chances da mettere in gioco. Questo è lo scotto che dobbiamo pagare, ma almeno il risultato finale ci sarà.

Gli ultimi, essendo aleatori, non ci danno la sicurezza della vincita, ma se ricercati assieme a quelli immancabili, o molto probabili, possono costituire delle ulteriori possibilità per il conseguimento di un utile: se non escono o ritardano gli uni, usciranno gli altri.

E' un metodo di gioco che ha i suoi costi, ma ciò che conta è il risultato finale. Se con un singolo attacco posso restare con un palmo di naso perché ciò che mi aspetto non esce, con due attacchi diversi dovrei arrivare a una conclusione in un verso o nell'altro.

Naturalmente bisogna sapere quali tipi di attacco antitetici si deve adoperare per non allargare troppo le Chances in gioco.

Ho pubblicato un ulteriore gioco sulle figure posizionali. Si tratta di una suddivisione del tableau in 3 settori di 2 sestine ciascuno che convogliano le figure posizionali in uno schema unico. L'attacco avviene su tutti i doppioni possibili, dopo il primo, in ogni colonna.

CAPITOLO: TERZINE. Figure posizionali di 2.
TITOLO: Al doppio del simbolo su 3 righe.


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nino.zantiflore@tiscali.it

02/07/10

CAMBIO DI PASSO

L’IMPORTANZA DEL CAMBIO DI PASSO

Chi nella sua vita non ha subito una disfatta al Casinò?

Eppure aveva un buon metodo; le prove fatte a casa avevano dato ottimi risultati; c’era si qualche partita difficile, ma era stata superata dalla montante; errori non ne aveva commessi.
Eppure quella permanenza incontrata al Casinò è stata in grado di mangiargli il capitale, forse senza aver ottenuto neanche una vincita.

Quanti studiosi di roulette hanno avuto queste esperienze (almeno nei primi anni di attività) durante la loro carriera di “casinisti”?
Ebbene, io chiedo a questi signori se, tornati a casa dalla nefasta esperienza, hanno provato a rifare quella partita perdente utilizzando, sì la stessa permanenza, ma iniziando il gioco alcuni numeri dopo.

Se si tratta di un gioco sul continuo dei numeri della permanenza, ciò non ha alcuna importanza: gli eventi non sarebbero cambiati. Ma se si tratta di un gioco su cicli chiusi e su disegni statistici, avrebbero visto che la situazione sarebbe cambiata notevolmente. La partita (o le partite) che prima era stata perdente, ora sarebbe stata vincente. I disegni ricercati si sarebbero realizzati senza difficoltà (anche se diversamente) e gli utili gratificanti sarebbero venuti, magari copiosi. Tutto per una manciata di numeri in più o in meno.

Se fossi entrato al Casinò solo cinque minuti dopo. Se mi fossi seduto a un altro tavolo. Se avessi aspettato i risultati di un gioco fittizio prima di iniziare quello reale.

Questi sono i ripensamenti e i rimpianti che comunemente si fanno quando si è coscienti che una permanenza è diversa dall’altra e che ciò che produce un tavolo in quel momento è diverso da ciò che produrrà cinque o dieci minuti dopo con un'altra partenza. Tutto ciò, naturalmente, se si fa un gioco in cui la vincita dipende dalla formazione di disegni statistici, ricercati da uno o più cicli chiusi.

Quale insegnamento possiamo trarre da queste osservazioni? Come possiamo trarre un qualche vantaggio dai diversi effetti che una diversità temporale produce nei risultati che otteniamo?

Forse si potrebbe costruire un secondo schema, iniziante 4-5 numeri dopo, per poi scegliere quale dei due si presenta nelle migliori condizioni per il nostro attacco.
Forse ci si potrebbe presentare al tavolo con due tipi di schema per lo stesso gioco e scegliere poi la costruzione migliore per quella permanenza.

Ho fatto queste semplici considerazioni solo per introdurre il gioco che ho pubblicato oggi. E’ lo stesso gioco pubblicato la settimana scorsa, ma di diverso ha il rifiuto delle partite inizianti con una coppia di figure posizionali. Questo rifiuto avviene semplicemente tagliando i primi numeri della permanenza, servita per la costruzione dello schema. In pratica si finge di essere entrati in quel tavolo alcuni minuti dopo e quindi di aver iniziato la costruzione dello schema in un momento diverso.
E’ un “cambio di passo” che mi permette di fare una partenza meno onerosa rispetto alla precedente. Certo non si elimineranno tutti i rischi e pericoli, ma di certo ne sarà eliminato almeno uno.

CAPITOLO: FIGURE POSIZIONALI.
TITOLO: Alla terza figura diversa con cambio di passo.

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nino.zantiflore@tiscali.it