27/08/11

A VOLTE 1+1 NON FA 2.

Ogni gioco che io propongo non è definitivo e assoluto. Ogni gioco è soggetto a varianti e ogni lettore lo può modificare a “sua immagine e somiglianza”.

Quando alla roulette si ricerca un disegno “tendenziale”, questo deve essere attinente agli eventi fisici che riguardano lo svolgersi dei lanci sulla ruota. Non ha senso affidarsi a cabale, stelle magiche o quant’altro, che non sia una rappresentazione grafica della fisicità della roulette. La realtà specifica è che il numero uscente è dato da una casellina visitata dalla pallina e la quantità di lanci, pari al numero delle caselle disponibili, determina gli effetti che noi attribuiamo alla cosiddetta “Legge del terzo”. Sono effetti fisici, probabilistici e non matematici. Superata questa quantità di lanci, si va verso l’ignoto.

La teoria dice che un secondo ciclo dovrebbe legare la nuova influenza della Legge del terzo ai risultati del ciclo precedente. Il nuovo ciclo, quindi, dovrebbe dare i due terzi dei numeri usciti in precedenza e ridurre a un terzo i mancanti del ciclo precedente. Il fatto è che a questo punto siamo noi stessi a volere che si realizzi una “qualità” nel risultato e non più una “quantità”. La roulette non ha né occhi né memoria e perciò non fa distinzione se un numero è già uscito in precedenza o se è stato mancante. Il nuovo ciclo produrrà una nuova “quantità” ma non è detto che la nuova “qualità” integri correttamente quanto accaduto nel ciclo precedente. Anche se le proporzioni nel secondo ciclo ci sono, non è detto che modifichino i risultati del ciclo precedente nel modo che ci si aspetta.

Ogni ciclo fa uscire, tendenzialmente, almeno per una volta i due terzi dei numeri disponibili ma non sappiamo quali sono. Se li visualizziamo all’interno di opportuni schemi, essi formano le più disparate configurazioni che possiamo statisticamente individuare e tentarne la logica conclusione. La somma di due cicli logici può non dare il completamento atteso perché il secondo ciclo si comporterà quantitativamente come il primo, ma non è detto che lo farà qualitativamente. Non c’è nulla che nel breve periodo ci assicuri una maturazione sulle proporzioni del ciclo precedente. In base al principio di Bernoulli ciò si realizza aumentando le prove, ma il fatto è che, a dimensione umana (nel breve periodo), le aspettative tendenziali possono essere disattese, anche per più cicli. Non è detto che il secondo ciclo completi qualitativamente il primo.

L’unica eccezione a questa indeterminatezza, coinvolgente più cicli, è data dalle Chances Multiple dove, moltiplicando i rispettivi cicli di un numero di colpi pari a 36, si ottengono le configurazioni tipiche del singolo ciclo sui pieni. Si parla di 3 cicli sulle terzine e di 6 cicli sulle sestine. In pratica sono delle “moltiplicazioni di eventi” nei cui singoli cicli le differenze in eccesso e in difetto si compensano, producendo un risultato finale simile agli effetti della Legge del terzo in un ciclo sui numeri pieni.

Ieri a Ca’ Vendramin ho fatto un nuovo gioco sulle terzine 1-2 (Dispari - pari). Si tratta della suddivisione presentata nel precedente inserto che parlava delle “terzine in sestina”. E’ un gioco trovato da 3-4 giorni e non ho resistito dal metterlo in pratica anche nel terrestre. Il risultato è stato di 33 pezzi in un’ora di lavoro. Non ho insistito di più perché il gioco ha un punto debole che, anche se finora non ha mai prodotto una negativa superiore a un impegno di 4 pezzi per terzina, potrebbe arrivare oltre. Non c’è al momento una tendenza che mi rassicuri sulla chiusura entro un determinato numero di boules. Dovrò fare un test su diversi cicli e vedere quante sono le chiusure e quale sarà l’impegno massimo.

Il gioco sarà pubblicato quando avrò risolto questo problema che è essenzialmente una questione di equilibro tra certezza di chiusura e impegno finanziario.

Nel frattempo sto scrivendo il nuovo gioco sui pieni, come richiestomi da qualcuno, che sarà il prossimo a essere pubblicato.

Vai al Sito.

ninozantiflore@fastwebnet.it
nino.zantiflore@gmail.com

(Compra Italiano; proteggi il tuo Paese e i tuoi figli).

18/08/11

IL CAMPO D'AZIONE


Una “selezione del colpo”, che abbia un significato alla roulette, può essere applicata in due modi.

1°) Si può giocare sul calore.
In questo caso si cerca un disegno che si dovrebbe formare con tutti quei numeri che, alla fine di un ciclo logico, costituiscono il “3° doppiato” e cioè tutti quei numeri che sono usciti almeno due volte nei 36 o 37 colpi. Questi numeri sono in media 12-13 perché compensano il “3° mancante” e cioè tutti quelli che, dopo 37 colpi, non sono presenti nella permanenza.

Ormai tutti conoscono le proporzioni stabilite dalla “Legge del terzo” e anche le ragioni per cui queste si realizzano, seppur in modo tendenziale. Il fatto che qualche volta le proporzioni siano falsate in più o in meno, non annulla l’esistenza di questa legge perché, come il signor Bernoulli ci insegna, "con l’aumentare delle prove la media sperimentale tende alla media teorica e la frequenza relativa tende alla probabilità". Il singolo ciclo, quindi, non confuta la validità della Legge.

Sappiamo tutti che ogni colpo è nuovo e che ogni casella della roulette ha la stessa spettanza probabilistica delle altre. Questo però vale se a ogni colpo resettassimo gli esiti precedenti; come se ogni colpo fosse il primo.

Proviamo ora a dipingere di nero le caselle che la pallina visita, colpo dopo colpo, fino alla conclusione dei 37 colpi. Vedremo che nel corso degli assalti le caselle nere aumentano sempre più e, arrivati a un certo punto, superano quelle non dipinte. E’ a questo punto che la probabilità passa a favore delle caselle nere e la pallina cadrà al loro interno con maggiore frequenza. E’ una questione meccanica, fisica, non matematica. Se in una strada le pozzanghere aumentano di numero, non potrete evitarle per sempre. Possiamo descrivere questo evento con equazioni o formule matematiche, ma resta pur sempre un effetto fisico.

Secondo questo inevitabile, anche se non sempre uguale, evento, un gioco sul calore deve contare sulla metà dei 24 numeri che saranno presenti in 37 colpi. I numeri presenti saranno 24, di cui solo 12 potranno costruire il disegno che vi siete “sognati” di cercare. Un gioco sul calore, quindi, può contare sulla metà del proprio “campo d’azione” (12 su 24).

2°) Si può giocare sull’allargamento.
In questo caso si cerca un disegno che si dovrebbe formare dalla possibile sortita di tutti i numeri presenti in una roulette e che, alla fine, saranno in media 24. Un gioco sull’allargamento, quindi, può contare sui due terzi del proprio “campo d’azione” che comprende tutti i 37 numeri contenuti nella roulette (24 su 37). In questo caso i numeri che potranno costruire il disegno che vi siete “sognati” saranno 24 e cioè i due terzi dei numeri disponibili.

Tutto ciò per quanto riguarda i numeri pieni. Per le altre Chances multiple e per le figure delle Chances Semplici, valgono gli stessi principi, ma con una maggiore possibilità di sfasamento nelle proporzioni della Legge del terzo. Ciò dipende dalla composizione delle Chances che, composte da più di un numero, possono creare allargamenti e calori anche molto diversi da un risultato sui pieni. Infatti, se esce la sequenza di numeri 14-15-16, per i pieni si tratta di un allargamento; per la chance delle Terzine si tratta di un calore. Naturalmente il viceversa non c’è perché il calore su un pieno corrisponde a un calore anche sulle altre Chances.

Ora la domanda ovvia è: è più conveniente giocare sul calore o sull’allargamento?

Nel primo caso ci sono 12 numeri su 24 che ci danno l’esito del gioco; nel secondo ce ne sono 24 su 37.

Credo che i pro e i contro si equivalgano in un equilibrio fra ricerca del disegno e probabilità di una sua chiusura. In pratica, giocare su uno o sull’altro settore della Legge del terzo, dovrebbe darci le stesse probabilità di successo.

C’è una sola cosa a favore del calore: se giocato con aumenti in vincita, non pone limiti a quanto si può incassare, anche se alla lunga i fallimenti si rimangeranno i benefici.

Oggi ho pubblicato la seconda parte del gioco sulle figure di 2 delle “terzine in sestina”.

Nella precedente prima parte si gioca sul calore, ricercando un doppione in prima riga. Ho lasciato al sistemista la scelta di includere o no la ricerca anche nella seconda riga. Se la escludiamo, ci sarà qualche partita che non chiude e quindi il recupero si protrarrà per successive partite. Se la comprendiamo, credo che non vi siano partite senza chiusura, ma gli allargamenti di terzine in gioco saranno maggiori. A voi la scelta.

In questa seconda parte si gioca sull’allargamento cercando la figura compagna di una coppia. Il gioco coinvolge la totalità dello schema ed è protratto per 18 colpi.

Entrambi i giochi possono contare sulla stessa tendenza valida: la ripetizione di una figura su quattro e la presenza di almeno tre figure su quattro. Non si possono giocare entrambi gli sviluppi contemporaneamente perché metterebbero in campo entrambe le terzine di una sestina a ogni sua apertura. Non ci sarebbe una scelta definita. Quindi, affinché l’attacco sia giustificato, si deve scegliere il “campo d’azione”.

CAPITOLO: TERZINE IN SESTINA
TITOLO: ALLA COMPAGNA DELLA COPPIA

Vai al Sito.
Vai al PDF.

(Compra Italiano; proteggi il tuo Paese e i tuoi figli)

08/08/11

CONTENUTI E CONTENITORI


A volte l’osservazione umana si concentra su cose che sono in realtà dei contenitori e non si rende conto che quei contenitori non sono altro che un insieme di contenuti. Se guardiamo bene la realtà che ci circonda, scopriamo che nella maggioranza dei casi prendiamo in considerazione il contenitore ma non il contenuto.

Certo l’assegnazione di un nome al contenitore è corretta perché altrimenti non si potrebbe definire con una parola l’insieme dei contenuti. L’importante però è essere consapevoli che quel contenitore non esiste nella realtà oggettiva dell’esistenza. In effetti, tutto ciò che realmente esiste, deve essere puntiforme e necessariamente materiale. Se non è materiale, non può esistere. Sarà soltanto un sostantivo astratto.

Le nostre dimensioni sono talmente grandi che consideriamo qualsiasi oggetto come contenuto e non come contenitore. La realtà, però, è che quell’oggetto, acquisito come contenuto, non è altro che una molteplicità di altri oggetti che lo compongono.

Noi definiamo “casa” l’insieme di muri, infissi, suppellettili e altri vari oggetti in essa contenuti, ed è giusto sia così perché non potremmo perdere mezz’ora a definirla con tutti gli elementi che la compongono.

Noi definiamo “protone” e “neutrone” due cose che non sono oggetti, bensì un agglomerato di tre quark e vari gluoni che li tengono insieme. In realtà il protone e il neutrone non esistono: non sono degli oggetti che contengono dei contenuti; sono solo dei nomi che indicano un agglomerato di altre cose. Non c’è nemmeno una membrana o qualcos’altro che contenga i quark e i gluoni. In sostanza, il protone e il neutrone, come oggetti a se stanti, diversi dai loro contenuti, non esistono.

Questa è solo una riflessione sul nostro modo di percepire la realtà che ci circonda. Per esempio, quando sentiamo caldo, non è che percepiamo una cosa esistente. Si tratta soltanto del fatto che i nostri atomi, che vengono a contatto con atomi di quantità di moto superiore, per effetto della prima legge della “motodinamica” (e non termodinamica) aumentano a loro volta la loro quantità di moto e il nostro cervello, che riceve gli impulsi di questo cambiamento, interpreta l’evento e provoca in noi una sensazione di calore con tutte le conseguenze che ne derivano, come sensazione di caldo, sudorazione ecc. In sostanza il caldo e il freddo non esistono, ma sono interpretazioni di un evento in corso che potrebbe apportare un possibile danno al nostro organismo, a causa di un contatto con una quantità di moto superiore, o inferiore, alla nostra.

Se misuriamo la nostra temperatura corporea, o quella di un qualsiasi altro oggetto, la quantifichiamo in un certo numero di gradi centigradi perché la quantità di moto atomica dell’oggetto, più alta di quella del mercurio, trasmette quantità di moto agli atomi del mercurio che, aumentando il loro stato di eccitazione, aumentano di volume e perciò il metallo sale nel tubicino del termometro. Dove il mercurio si ferma, stabiliamo la temperatura in base alla gradazione impressa nel vetro del tubicino che contiene il mercurio. In realtà il mercurio sale non per la temperatura, che non c’è, ma per l’aumento della sua quantità di moto che ne determina l’espansione volumetrica.

La conferma di tutto ciò è lo zero assoluto (-273,15°C) che si realizzerebbe se la materia fosse completamente inerte. Ciò avverrebbe nel caso in cui elettroni, quark e gluoni fossero completamente inerti. Sappiamo che in nessuna parte dell’universo c’è una simile condizione e quindi lo zero assoluto è irraggiungibile. Se però, per assurdo, creassimo questa condizione, avremmo raggiunto lo zero assoluto. Non appena però mettessimo in moto gli elettroni, ecco che il nostro ipotetico termometro segnerebbe un aumento di temperatura perché il moto degli elettroni si trasmetterebbe agli atomi di mercurio che, ricevendo quantità di moto, comincerebbero a espandersi. Se poi mettessimo in moto i quark e i gluoni, vedremmo la temperatura aumentare ancora di più fino a eguagliare il movimento della materia che abbiamo messo in moto. A questo punto la conclusione è che la temperatura dipende dalla quantità di moto e non da una particolare particella che ne sia mediatrice. La temperatura (in più o in meno) dipende da una mutazione meccanica che il nostro cervello percepisce e interpreta, dandoci la sensazione del caldo o del freddo, per proteggerci dai danneggiamenti di eccessive mutazioni. La temperatura, quindi, può essere considerata un contenuto e non un contenitore. E’ un qualcosa che non è ciò che sembra.

La stessa cosa vale per l’energia. L’energia non esiste da sola. E’ uno status di qualcos’altro che è più o meno energetico. E’ lo status della materia. Se vi chiedo di mettermi in una mano una piccola quantità di “pura” energia, non potreste farlo. Dovreste darmi una qualche materia che sarà più o meno energetica secondo la sua quantità di moto. Senza un qualcosa non c’è energia e quindi non riuscireste a darmi dell’energia pura. L’energia è, per certi versi, un contenuto e non un contenitore. E’ lo stato in cui si trova una cosa.

Qual è il legame fra questi vaneggiamenti personali e la roulette?

Il legame è che anche alla roulette esistono contenitori e contenuti. Il sistema che ho pubblicato oggi si avvale di un contenitore, ma il gioco si svolge nei suoi contenuti.

Il contenitore riguarda le sestine, ma il gioco si svolge con le terzine. Il contenitore non è lo schema in cui sono raggruppate le sestine, bensì è la sestina stessa che contiene il contenuto e cioè le due terzine.

Questo nuovo gioco ricerca un disegno che si realizza nel contenuto di un contenitore e quindi rispecchia le caratteristiche di un’osservazione che va oltre le usuali apparenze, proprio come la realtà materiale ci insegna.

Anche in questo caso si tratta di una selezione del colpo con una ricerca “discreta”, e con un limitato numero di colpi. Il connubio di queste due tecniche ci permette di non subire, nello spazio e nel tempo, quell’elusività tipica dei giochi totali e continui.

CAPITOLO: TERZINE IN SESTINA
TITOLO: DOPPIAGGIO DI UNA FIGURA DI 2

Vai al Sito.
Vai al PDF.

ninozantiflore@fastwebnet.it
nino.zantiflore@gmail.com

(Compra Italiano. Proteggi il tuo Paese e i tuoi figli)