Possiamo definire “spettanza visiva” ciò che ci si aspetta
di vedere attorno a noi fin da quando ci svegliamo al mattino. Poiché siamo
fatti così, ognuno di noi ha il diritto di vedere ciò che lo circonda. Ma
vediamo proprio la realtà?
La fisica delle particelle ci
insegna che ciò che vediamo non è la realtà assoluta, ma una realtà “combinata” che ci fa vedere soltanto
l’aspetto macroscopico delle cose che ci circondano. In questo caso la nostra “spettanza visiva” ci propina false
informazioni che, tuttavia, sono giuste e coerenti con le nostre macro
dimensioni. La realtà di ogni oggetto è ben diversa da quello che di quell'oggetto percepiamo e se vogliamo scoprirla dobbiamo scendere sempre di più
nel più piccolo, alla ricerca del puntiforme e cioè di quelle particelle al cui
interno non c’è più niente che le costituisca. Ecco che allora per scoprire la
vera realtà del nostro oggetto dobbiamo scendere nelle molecole, poi negli
atomi, poi nei quark, poi nei costituenti dei quark (che anche se non sono
ancora stati scoperti dovrebbero esserci perché se i quark sono di carica
elettrica diversa, presumibilmente ciò deriverà da qualcos'altro di più
piccolo), poi nelle stringhe (se esistono) e poi, infine, nei Bosoni di Higgs,
che sembra siano i più piccoli costituenti la materia.
Se con questa discesa nell'infinitesimo siamo arrivati in fondo alla catena, tutto ciò che vediamo sono Bosoni di Higgs che, assemblati, trasformati in particelle diverse, alla
fine formano quark, gluoni ed elettroni. La sostanza di tutte le cose è
costituita di questi tre elementi che, dosati in quantità diverse, formano più
di un centinaio di atomi apparentemente diversi ma uguali nella loro sostanza.
Sono tutti costituiti di Quark, Gluoni, Elettroni; varia soltanto il loro numero all'interno dell’atomo e ciò
diversifica i vari atomi nella tabella degli elementi. Non ho dimenticato i
protoni e i neutroni; li ho semplicemente ignorati perché, essendo formati di
tre quark ciascuno, non c’è ragione di considerarli come oggetti a se stanti.
Possiamo definire “spettanza probabilistica assoluta” il
diritto di sortita che ogni numero della roulette ha ad ogni spin. I numeri
sono li, e che siano già sortiti zero, una, o più volte, hanno tutti lo stesso
“diritto assoluto” di sortire
nuovamente ad ogni spin. Nessuno è privilegiato.
Possiamo definire “spettanza probabilistica relativa” il
diritto di sortita che ha ogni numero della roulette nell'arco di un ciclo
chiuso (logico) di 37 spin. In base alla Legge
del terzo, o in base alla Legge
dello scarto (che in pratica è la stessa cosa), alla fine del ciclo i
numeri presenti saranno i due terzi (più o meno) e quindi ognuno dei 37 numeri
disponibili ha una “spettanza
probabilistica relativa” del 66,6%. In linea teorica, senza delimitazioni, ogni
numero ha una spettanza probabilistica assoluta, ma in pratica in ogni ciclo
logico l’insieme dei numeri ha una spettanza probabilistica relativa perché
all’incirca 12 numeri, pur non sapendo a priori quali, resteranno assenti.
Quindi ogni numero della roulette ha una probabilità del 33,3% di restare
assente entro un ciclo logico di 37 spin. Tutto ciò, naturalmente, in via
tendenziale.
Questi sono i due aspetti della spettanza probabilistica alla roulette.
Cosa c’entrano con la spettanza visiva
di noi tutti nel mondo macroscopico?
C’entrano perché la spettanza visiva alla roulette è ciò
che ci aspettiamo di vedere nel suo “prodotto” e cioè nella sua permanenza. Questa spettanza, propria
della roulette, è rilevabile dalle molteplici osservazioni su innumerevoli
cicli logici. Se un milione di cicli logici contiene in ciascun ciclo un
determinato disegno, la “spettanza
visiva”, insita nel prodotto della roulette (permanenza), è il diritto che
ha la roulette di formare quel disegno e quindi quella spettanza visiva è
propria della roulette stessa. Noi possiamo vederla e capirne il senso e le
ragioni. Come gli altri due tipi di spettanza, anche questa ha il diritto di
realizzarsi, proprio per effetto della Legge del terzo e della Legge dello
scarto. Quindi, la “spettanza
probabilistica visiva” è la proprietà che ha la permanenza (prodotto della roulette)
di produrre determinati disegni. Anche la roulette ha un’anima. Sta a noi
individuarli e trarne un vantaggio.
Perché questo articolo, per la
verità un po’ tirato per i capelli? Ho archiviato OVER THE TOP perché ormai ha fatto il suo
tempo. Sapete che non mi fermo mai a lungo su un gioco (che funzioni o meno) e
che una volta trovato il massimo ottenibile passo ad altro.
Ora mi sto ridedicando alle
Chances Semplici con il ritorno a una vecchia metodologia di gioco che ai suoi
tempi ho praticato nel modo in cui ero capace allora, senza sfruttarne appieno
le possibilità. L’avevo messa nel novero delle cose da riprendere quando ne
avessi avuto il tempo e l’occasione e ora (da tre settimane) sto giocando in
reale sulle tre Chances Semplici. Come sempre l’idea di partenza è buona, ma
nel corso del gioco pratico ho cercato di migliorarla cercando sempre nuovi
punti di attacco, che abbiano anche un leggero vantaggio fra tutti gli sviluppi
possibili della “spettanza visiva roulettiana”.
Se affidiamo il gioco alle sorti
di una sola Chance, siamo sempre soggetti agli andamenti contrari. Se giochi
per il recupero di uno scarto importante, non sei sicuro che il rientro avvenga
in modo continuo. Può succedere, e quindi succederà, che il rientro avvenga con
piccoli “rientrini” intervallati da continui “aumentini” dello scarto che causano
un aumento della montante fino a livelli insostenibili. Se giochi sulla
formazione di un disegno a spettanza visiva, anche qui non sei sicuro che il
disegno non si formi in modo alternato, il che ti fa aumentare sempre più una
montante in perdita. In pratica, una sola Chance lascia il tempo che trova e
non hai modo di difenderti con altre soluzioni perché, alla fine, devi sempre
scegliere una Semichance da giocare e che giochi univocamente, o in
differenziale, sarai sempre soggetto ai suoi capricci.
Ho iniziato con un particolare
tipo di Figure sulle tre Chances giocate in “mutualità a compensazione”. Il gioco è buono ma ha un punto debole
nei filotti contrari alternati. Ho allora provato altri differenti attacchi
sempre sulla spettanza visiva ma per il momento non sono arrivato a reali
vantaggi perché quando una Chance è in negativa, non può essere supportata da
quelle positive che potrebbero a loro volta entrare in negativa. Per il momento
resto con l’idea iniziale e vedrò quanto resiste alle intemperie della
roulette. Le ragioni che giustificano la sua valenza ci sono e un lungo andamento
contrario è possibile, ma estremamente improbabile. Comunque sempre calmierabile
con l’azione di una “mutualità a
compensazione”.
Naturalmente tutto questo non lo
faccio sulla carta, bensì giocando realmente perché penso che la miglior
esperienza sia quella sul campo, dove hai modo di testare anche il tuo
comportamento.
Certo non è ancora stato eseguito
un test di alcuni milioni di spin, ma finora il comportamento del gioco
riscontrato ha tutti i sintomi per confermare una forte resistenza alle
negative; una tranquillità e facilità di esecuzione; un basso numero di pezzi
necessario. L’unico handicap è il tempo che a volte è necessario per il
recupero dei pezzi persi lungo la strada. Al momento sto continuando a giocarlo
per vedere se trovo una seduta perdente.
Se uno va al Casinò una volta
nella vita, può essere fortunato; se ci va con una certa regolarità, per lui la
fortuna non esiste.
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