07/12/12

EQUILIBRIUM


Ogni cosa esistente nel nostro universo possiede dentro di se una "quantità di moto" che determina ciò che noi definiamo "temperatura", "energia", "massa".

Temperatura ed energia non esistono in natura se non come situazione della quantità di moto della materia. La massa (da non confondere con la "mole") è l'attitudine della materia ad opporre resistenza a una forza che ne provochi una accelerazione o una deviazione dal suo stato di moto. In pratica sono tutti valori e non oggetti.

Sono tutte quantificazioni di quantità di moto specifiche che, nell'insieme dell'universo, costituiscono la quantità di moto totale. Questa quantità di moto totale è sempre la stessa: non aumenta e non diminuisce e ogni volta che lo fa localmente da una parte, lo compensa da un'altra parte. E' chiamata "Legge della conservazione dell'energia", che è la stessa cosa della conservazione della temperatura o del movimento.

A quanto sembra l'universo, nato dal Big-Bang primordiale, è un pacchetto discreto di materia che possiede un pacchetto discreto di movimento. La quantità di moto esistente ai primordi dell'universo è la stessa che esiste oggi. Si è soltanto rarefatta con l'espansione, inflazionaria prima e normale poi.

Queste considerazioni, succinte e molto semplificate, si riflettono sugli esiti di tutte le produzioni di eventi casuali, comprese le permanenze della roulette. Se nel breve periodo la Legge del terzo la fa da padrona (quantità di moto accentuata localmente), nel lungo periodo prevale l'equilibrio (quantità di moto diffusamente compensata).

Nell'universo la parola chiave di tutto ciò è "periodo", perchè ci troviamo nella situazione attuale che non è né l'inizio né la fine del processo di entropia. Alla roulette i "periodi" sono molto brevi e scarti ed equilibri si susseguono in brevi quantitativi di cicli producendo quella aleatorietà che riscontriamo negli andamenti della permanenza. Da qui nasce l'eterno confronto fra allargamento e calore.

Nei singoli cicli logici vige la tendenzialità della Legge del terzo, ma se sommiamo i cicli logici in grande quantità, vige la tendenza all'equilibrio; non solo nello specifico dei numeri, ma anche nelle scelte che il giocatore è portato a fare in seguito alla considerazione della Legge del terzo sul singolo ciclo. Questo è un effetto che si riperquote nei risultati di ogni singolo ciclo logico e che si manifesta localmente con lo scarto. Proprio perchè la Legge del terzo è una "tendenza", il terzo mancante, che dovrebbe mancare, deve sottostare alla Legge dell'equilibrio e ciò che manca in un ciclo logico è compensato da un calore nei precedenti cicli. Capita però che ciò che manca oggi sia mancato anche ieri e, anche se alla fine si compenserà con l'equilibrio, noi non saremo in grado di sostenere lo scompenso a causa della proporzionalità dei pagamenti e della tassa del banco.

Da qualche mese un mio amico, non molto ferrato sulle leggi del caso, ha avuto un'esperienza che voglio pubblicare perchè attinente al concetto.

Lui aveva notato che non escono (secondo lui) mai le 12 terzine diverse in 12 colpi. Senza saperlo aveva "scoperto" la Legge del terzo sulle terzine. In base a questa osservazione aveva escogitato il seguente sistema:

Iniziava il gioco puntando un pezzo sulla terzina appena uscita. Se perdeva puntava un pezzo sulle 2 terzine e procedeva così fino a un allargamento di 4 terzine. A quel punto un solo pezzo per terzina non bastava più e perciò aumentava la puntata aggiungendo uno o due pezzi ad ogni colpo di allargamento, fino a puntare 10 terzine. Siccome l'aumento in riduzione logica sarebbe stato esorbitante, pretendeva di vincere con più doppiaggi nella stessa partita. Gli è andata bene per un paio di mesi, durante i quali andava a Venezia anche più volte la settimana.

L'ho rivisto pochi giorni fa e, alla mia richiesta di come procedesse il gioco, mi ha detto di aver perso tutto a causa di un periodo sfortunato, dove prima di un doppiaggio uscivano 8, 9 e anche 10 terzine. Il fatto poi di pretendere due o tre vincite per partita peggiorava la situazione, vanificando anche quelle partite con 2-3 doppiaggi che però erano mal disposti.

E' stata sfortuna? O è stato piuttosto il compimento di un equilibrio che con il tempo si è consolidato nelle sue azioni.

La formazione dell'equilibrio non riguarda soltanto i numeri della roulette in un determinato quantitativo di tempo, ma riguarda tutti gli aspetti dell'universo intero e quindi riguarda anche i risultati di un comportamento sempre uguale che si protrae nel tempo. Il nostro amico aveva usufruito per lungo tempo dello scarto nei singoli cicli, ma alla fine ha incontrato la compensazione al suo stesso operato: non dovuto all'equilibrio dei numeri della roulette, ma all'equilibrio compensativo delle partite. Se prima le partite erano tendenziali, poi sono diventate anomale in allargamento; probabilmente anche se rispettanti la Legge del terzo negli esiti delle partite stesse. Ogni 12 partite 4 dovevano essere perdenti e, anche se dopo un paio di mesi, la proporzionalità dei pagamenti e la tassa del banco hanno annullato le vincite precedenti. Non solo; le spese di viaggio tra Verona e Venezia hanno poi completato il danno aumentando la perdita finale.

Questo è un esempio che ci insegna che l'equilibrio non riguarda soltanto la massa dei numeri presenti nella roulette, ma riguarda anche gli esiti delle nostre azioni, penalizzate anche a causa della giusta proporzionalità dei pagamenti (zero escluso).

Dopo vari tentativi sul Punto-Banco sono giunto a un gioco finale che, per evitare lo scarto negativo, adotta una selezione del colpo molto "selezionata". Non c'è niente da fare; se non si vuole cadere nel tranello delle vincite facili, bisogna rinunciare a molte occasioni di gioco e aspettare la condizione che per la sua "unicità" non può far ritardare la vincita più di un certo quantitativo di tentativi.

Durante il gioco si vedono molte occasioni perse, ma che se fossero utilizzate, alla fine, porterebbero inevitabilmente allo scarto contrario. In pratica bisogna proprio fare come i contatori di carte a Black Jack: aspettare la condizione di gioco e non preoccuparsi se gli attacchi si diradano nel tempo. Ciò che conta è il finale; non il gioco in se stesso.

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Se uno va al Casinò una volta nella vita, può essere fortunato. Se ci va con una certa regolarità, per lui la fortuna non esiste.

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