19/08/14

RELATIVITA' GENERALE

Quando andiamo al Casinò e ci sediamo al tavolo di una roulette, siamo propensi a pensare che l’esito della giornata sarà vincente. Sappiamo benissimo che c’è la possibilità di perdere, ma nella nostra mente visualizziamo sempre l’evento più piacevole e quindi le “possibilità totali”, insite nell’evento stesso, passano in secondo piano. Queste “possibilità totali”, dovute alla simmetria, alla distribuzione delle Figure, alla tassa del banco, alla Legge del terzo, alla spettanza probabilistica assoluta e relativa, sono in accordo con la situazione totale del nostro universo e questo comportamento della natura è descritto nella RELATIVITA’ GENERALE.

Alla base della RELATIVITA’ GENERALE c’è la “quantità di moto” dell’universo. Fin da quando l’universo è stato creato (o comunque si è formato) dal Big-Bang, ha sempre avuto la stessa “quantità di moto totale”. Non è mai aumentata né diminuita. La differenza è che allora era compressa, mentre ora si è “espansa” in un universo molto più grande e quindi si è rarefatta con l’aumentare dello spazio e cioè con l’espansione delle cosiddette “particelle esistenziali” di cui è composto lo spazio vuoto (gli antichi lo chiamavano “etere”). La conseguenza è che quando in un sistema di riferimento aumenta la quantità di moto, è perché diminuisce da qualche altra parte, ma la somma delle due quantità di moto è sempre la stessa di prima (conservazione dell’energia). Ne deriva che molti “luoghi comuni” non sono in realtà ciò che sembrano.

1°) Energia: Generalmente l’uomo comune parla di energia come di un oggetto a se stante. Se vi chiedo di mettermi nella mano un po’ di energia pura, sareste in grado di farlo? No perché l’energia come oggetto non esiste. Qualsiasi cosa per esistere deve essere mediata da particelle e la particella dell’energia non esiste. Esiste invece la materia che, avendo maggiore o minore quantità di moto è più o meno energetica; cioè possiede energia, la quale è quindi uno “status” della materia. Ciò che potete mettermi nella mano sarà della materia più o meno energetica e cioè con maggiore o minore quantità di moto.

2°) Temperatura: Generalmente si parla di temperatura come se realmente esistesse il caldo o il freddo. Quando d’estate “sentiamo caldo”, è appunto perché lo sentiamo e non perché realmente ci sia. Ci sono solo atomi più “eccitati” di prima. La stessa cosa vale per il freddo o per altre situazioni estreme di caldo e di freddo (bruciature o congelamenti). La realtà è che l’ambiente esterno al nostro corpo ha una maggiore o una minore quantità di moto rispetto a noi. In realtà non c’è né caldo né freddo perché non esiste alcuna particella che ne sia mediatrice. Naturalmente ne traiamo delle conseguenze, ma non perché caldo e freddo esistano. Noi abbiamo una nostra quantità di moto che generalmente è regolata dall’ambiente esterno. Poiché la quantità di moto tende a uniformarsi nell’ambiente (prima legge della termodinamica, che dovrebbe definirsi “motodinamica”) la quantità di moto esterna modifica la nostra quantità di moto interna e noi interpretiamo tale variazione come caldo o freddo. Semplicemente le particelle degli atomi del nostro corpo aumentano o diminuiscono il loro moto interno o cinetico. Il fatto che con il fuoco ci bruciamo e che con il freddo ci congeliamo, è sempre la conseguenza di una variazione della nostra quantità di moto e le sensazioni che proviamo sono un allarme lanciato dal nostro cervello che tenta di difenderci interpretando quelle variazioni di moto. Se non avessimo questa capacità interpretativa, bruceremmo o congeleremmo senza accorgercene. Bruciarsi o congelarsi è solo una modifica che danneggia i nostri atomi. Resta il fatto che la temperatura come noi la interpretiamo e percepiamo non esiste. Esistono solo varie “situazioni di moto” della materia. Lo dimostra il fatto che lo zero assoluto (-273,15° C) non è in natura raggiungibile perché deriverebbe da materia completamente inerte (atomi senza quantità di moto negli elettroni, quark e gluoni). Non appena quelle particelle si mettessero in movimento, ecco che il mercurio del termometro riceverebbe un flusso di quantità di moto e per l’aumento di volume comincerebbe ad espandersi su per il tubicino e noi interpreteremmo quella espansione come temperatura. In realtà è solo mercurio che si espande perché i suoi atomi si sono dilatati a causa di orbitali elettronici con maggiore quantità di moto.

3°) Tempo: Il “continuum spazio tempo” è l’attimo in cui viviamo. Immaginate che tutto l’universo sia come un foglio di carta velina che si muove in se stesso. Naturalmente il paragone è idealizzato perché l’universo è tridimensionale (svincolandoci dal tempo) e il tempo è la sua quantità di moto interna. Se però visualizziamo l’attimo presente, possiamo ridurre il tutto a un punto unidimensionale, anche se al suo interno ci sono le quattro dimensioni. Tutto l’universo è ridotto in un attimo e in quest’attimo c’è la quantità di moto che ci fa procedere in nessun luogo e in nessun tempo perché “l’al di fuori” dell’universo non esiste. Invece di dire per esempio “un secondo”, sarebbe più corretto dire “1033 (numero a caso) orbite dell’elettrone attorno al protone dell’idrogeno nella sua “situazione fondamentale”. E’ chiaro che una simile misurazione del tempo non è possibile e quindi abbiamo frazionato l’orbita della terra attorno al sole per inventare frazioni come ore, giorni, anni, secoli. Nella realtà il tempo non esiste perché è una trasposizione della quantità di moto che non è quantizzabile nel vivere comune. La particella tempo non esiste.

In pratica è la quantità di moto che regola la nostra esistenza e anche la durata della nostra vita, come ce l’insegna il “paradosso dei gemelli”. Poiché la quantità di moto totale deve essere sempre la stessa, se un gemello partisse per un viaggio interstellare a una velocità apprezzabile (supponiamo centomila Km al secondo) quando ritornerebbe sulla terra, troverebbe il suo gemello più invecchiato rispetto a lui di 10-20 anni (numeri a caso). E’ semplicemente successo che la sua quantità di moto cinetica è aumentata e ciò ha causato un rallentamento della sua quantità di moto corporea rallentando così il suo invecchiamento. La quantità di moto totale (di massa e cinetica) è stata mantenuta, ma la parte rallentata ha modificato l’esistenza del gemello che ha viaggiato. La stessa cosa capita a voi quando andate in macchina, o in bicicletta, o viaggiate in aereo, o in treno, o addirittura camminate. Più vi muovete, più restate giovani. Il risultato non è chiaramente rilevabile perché le velocità raggiungibili sono praticamente nulle rispetto alla velocità della luce; come lo sono anche le cinque velocità che abbiamo quando siamo fermi: quella con la rotazione terrestre; quella con la rivoluzione attorno al sole; quella con la rotazione della galassia; quella con lo spostamento della galassia e quella con lo spostamento del gruppo locale di galassie. Questo aspetto della relatività generale è stato verificato per mezzo di un orologio atomico a bordo di un aereo supersonico. Al rientro rilevava un ritardo pari a una piccolissima frazione di secondo.

Non sono sicuro che tutto ciò che ho scritto sia la realtà, però è come io vedo il nostro mondo ed è dovuto alle varie letture scientifiche che mi appassionano. L’averlo poi scritto qui dipende dal fatto che questo è un Blog e quindi possiamo scrivere ciò che ci passa per la testa. Giusto…!!!

Tutto questo discorso è servito per accomunare RELATIVITA’ GENERALE e ROULETTE. In fin dei conti la “Legge sulla distribuzione delle Figure” non è altro che una rappresentazione della “quantità di moto”, dove le Figure totali sono sempre le stesse, ma cambiano le quantità parziali secondo la lunghezza delle Figure. La “SIMMETRIA” non è altro che una “quantità di moto” dove gli esiti totali delle vincite e perdite sono sempre gli stessi, ma cambiano gli esiti parziali del giocatore e del banco. La “Legge del terzo” non è altro che una “quantità di moto” dove il totale disponibile è sempre lo stesso, ma cambiano le proporzioni fra presenze e assenze.

Questo collegamento (un po’ forzato lo devo ammettere) fra roulette e relatività generale, ci deve insegnare che la “quantità di moto” della roulette è una “quantità di eventi” che nella loro totalità producono la simmetria e la distribuzione delle Figure. Bastano queste due quantità a produrre il vantaggio della roulette, perché il giocatore (casuale o sistemista che sia) che persegue un’unica linea di condotta, non può sottrarsi alla “quantità totale” e quindi, una volta superata la quantità a suo vantaggio, dovrà subire la quantità a suo svantaggio. La tassa è un minor pagamento che non sarebbe significativamente importante se non ci fosse quella quantità di moto (eventi) totale. L’unico rimedio a questa realtà è una “spettanza probabilistica visiva” da sfruttare esclusivamente entro un suo ciclo logico. Dopo questo termine tutto dipende dalla “quantità di moto” totale. Praticamente il ciclo logico ci dice: “non vi è mondo al di fuor di queste mura”.

Il terzo sistema “SLALOM”, annunciato nel precedente post, è stato un mio abbaglio. In pratica è come se avessi contato le zampe delle pecore per poi dividerle per quattro. E’ stato un lavoro e una perdita di tempo inutili. A volte capita che si costruiscano sofisticati castelli per poi accorgersi che le ragioni che li giustificano sono molto più semplici e quindi soggette a quella “quantità di moto” che produce simmetria e distribuzione delle Figure. Eppure mentre scrivevo il sistema (si perché da vero “pirla” ho anche iniziato a scriverlo) sapevo che c’era la Figura perdente e che, essendo un gioco continuo, questa poteva prolungarsi oltre il sostenibile. Ciò nonostante (e forse a causa degli eclatanti esiti delle prove reali on line) ho represso questa consapevolezza fino alla sentenza di Luca. Avevo pensato a questo gioco per rendere più svelto e nel contempo più remunerativo il sistema “CERBERUS” che al momento è quello che si è dimostrato più stabile (vedi grafico nel post del 16 Luglio). L’unica pecca erano state due negative in 380.000 spin e perciò ora cerchiamo di superare quegli eventi con qualche accorgimento che ne ridimensioni lo scoperto. In pratica, la grande quantità di partite vincenti, oltre che per l’utile potrebbe essere utilizzata anche per i recuperi delle pochissime partite perdenti. In secondo luogo sarà necessario uno “stop partita” (che non è stop loss) in modo da interrompere l’andamento negativo e riprenderlo ex novo con un altro ciclo logico. Se in 380.000 spin le partite negative sono state due, il successivo proseguimento su altre partite dovrebbe produrre il recupero di quello scoperto. In fin dei conti è quello che facevano i contatori di carte a Black Jack quando restavano in fase di recupero anche per settimane.


PROPOSTA
Nel 1986 ho pubblicato il mio primo libro “LA FINE DELL’AZZARDO” i cui contenuti li potete trovare nel Sito. A suo tempo è stato venduto dal Comm. Delaiti del Centro Studi di Bologna, ma poiché mi ritrovo ancora circa 500 copie, lo metto a disposizione di chi non ne è in possesso ad un costo che in pratica rimborserà le spese di spedizione (o poco più). Ho pensato che è inutile tenerle a marcire in cantina e preferisco distribuirle a chi ne è interessato. Basta richiederle a me tramite e-mail. 



  
FERIE
Dal 23 al 31 sono in ferie. Vado a fare un po’ di immersioni nel basso Egitto. Ci risentiamo in Settembre. 




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Se uno va al Casinò una volta nella vita, può essere fortunato. Se ci va con una certa regolarità, per lui la fortuna non esiste.
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