Supponete di trovarvi in un
ascensore privo di finestre e di essere sospesi a mezz’aria al suo interno.
State fluttuando e non avete peso. Dove siete? Nello spazio fuori dalla gravità
terrestre, o siete sulla superficie terrestre con la sua gravità?
Credo che a tutti quelli che non
conoscono la relatività ristretta venga spontaneo dire che sono nello spazio
senza gravità e quindi stanno fluttuando a mezz’aria.
Hanno ragione al 50% perché
possono essere in entrambi i posti. Possono essere nello spazio in assenza di
gravità e quindi stanno fluttuando perché non hanno peso. Possono però anche essere
sulla terra perchè l’ascensore in cui sono (senza finestre) sta precipitando e
fra qualche secondo si sfracellerà al suolo. La sua velocità di caduta è tale da
annullare la gravità terrestre e quindi il malcapitato non sa che di li a poco si
spiaccicherà sul pavimento dell’ascensore.
Supponete ora di trovarvi nello
stesso ascensore senza finestre e con i piedi siete ben piantati sul pavimento
perché il vostro corpo ha peso. Dove siete? Sulla terra con la sua gravità o nello
spazio in assenza di gravità?
Viene spontaneo dire che siete
sulla terra in presenza della sua gravità e che quindi, avendo peso, siete ben
piantati con i piedi sul pavimento.
Anche qui avete ragione al 50%
perché potete essere in entrambi i posti. Potete essere fermi sulla terra dove
il vostro peso vi fa stare incollati al pavimento. Potete però anche essere
nello spazio in assenza di gravità, ma il vostro ascensore è in accelerazione
costante pari alla gravità terrestre.
In pratica, se non si ha modo di
avere un riferimento al di fuori della propria
realtà, non ci si può rendere conto della realtà generale in cui siamo immersi.
E’ la stessa cosa che accade con
la roulette. Se non siamo in grado di visualizzare il quadro generale, ci fossilizziamo su quello particolare perchè non siamo in grado
di guardare fuori dalla “finestra”. Se i matematici dicono che ad ogni spin ogni
numero ha una “uguale spettanza
probabilistica”, secondo me esprimono una realtà che, sebbene corretta,
dimostra che sono in quell’ascensore senza finestre e quindi non hanno il
riferimento adatto per accorgersi che fuori da quell’ascensore c’è una seconda realtà.
In pratica asseriscono qualcosa di corretto, ma non completo.
Secondo me la spettanza
probabilistica, da loro giustamente enunciata, corrisponde al primo 50% dei due
casi sopra esemplificati, ma esiste un secondo 50% che non riescono a vedere. Per
loro esiste un’unica “spettanza probabilistica”, indipendentemente dalla realtà
di un più ampio “sistema di riferimento”.
Se il passeggero di quell’ascensore potesse vedere l’esterno, saprebbe
esattamente dove si trova. Nel nostro caso il sistema di riferimento sarà il ciclo logico entro cui avviene
l’evento. Chi si ferma alla spettanza probabilistica enunciata dai matematici,
non considera il quadro generale rilevabile dalla “spettanza visiva” della realtà globale. Se ci sono le finestre,
possiamo essere consapevoli della nostra situazione e possiamo considerare il
fatto che ci sono due “spettanze
probabilistiche”. Anche se l’argomento è già stato trattato, ho voluto
riprenderlo per accomunarlo alla relatività
ristretta. Allora vediamo queste due spettanze probabilistiche.
1°) Spettanza
probabilistica assoluta.
In qualsiasi momento, in
qualsiasi luogo, con qualsiasi croupier, ogni numero ha un uguale diritto di
sortita rispetto a qualsiasi altro numero presente nella roulette. Tale
principio è indiscutibile perché i numeri sono li e la pallina non ha memoria.
Al passeggero dell’ascensore senza finestre non interessa altro: se galleggia, pensa di trovarsi nello
spazio e se è sul pavimento, pensa di trovarsi sulla terra.
2°) Spettanza
probabilistica relativa.
Possiamo
definire “spettanza probabilistica relativa” il diritto di sortita che
ha ogni numero della roulette nell'arco di un ciclo chiuso (logico) di 37 spin.
In base alla Legge del terzo, o in base alla Legge dello scarto (che
in pratica è la stessa cosa), alla fine del ciclo i numeri presenti saranno i
due terzi (più o meno) e quindi ognuno dei 37 numeri disponibili ha una “spettanza
probabilistica relativa” del 66,6%. In linea teorica e senza delimitazioni,
ogni numero ha una spettanza probabilistica assoluta, ma in pratica in ogni ciclo logico l’insieme dei numeri
ha una spettanza probabilistica relativa
perché all’incirca 12 numeri, pur non sapendo a priori quali, resteranno
assenti. Quindi ogni numero della roulette ha una probabilità del 33,3% di
restare assente entro un ciclo logico di 37 spin. Tutto ciò, naturalmente, in
via tendenziale e in prospettiva di un ciclo chiuso “logico” e cioè formato
da un numero di spin pari alla quantità degli elementi che compongono la Chance
considerata. Questa volta il passeggero può vedere fuori dell’ascensore ed ha
il 100% delle informazioni per stabilire la sua posizione.
Non so se Einstein giocasse alla
roulette, ma se l’avesse fatto, penso che senz’altro avrebbe considerato questi
due aspetti della spettanza
probabilistica.
Il nuovo sistema che sto giocando
e scrivendo non perde un colpo. E’ un sistema che per qualcuno può risultare
difficile: sia da imparare, sia da
giocare. Io stesso che l’ho ideato ho commesso per lungo tempo errori durante
il gioco reale e solo ora riesco a seguirlo correttamente in quei 60 o 90
secondi concessici dal Casinò on line. Si tratta di un gioco che vince sempre e
posso dirlo pur non avendo fatto eseguire milioni di test informatici. Quando non
si superano mai i 30 pezzi di scoperto e le puntate raramente superano i 4
pezzi, arrivando al massimo a 6, gli eventi possibili sono ormai delineati
perché per arrivare a quel punto si è già subìto una negatività e che questa
continui è alquanto improbabile.
E’ “il gioco”; sempre
vincente, ma ha un difetto: ha delle
attese che talvolta possono protrarsi per 7 spin e questo non è accettato da
tutti. Io stesso devo violentare la mia indole di giocatore e resistere alla
tentazione di fare risalite o di frammentare la permanenza in modo diverso e
più sbrigativo. Invariabilmente, ad ogni tentativo diverso per risparmiare
tempo, capita il prolungamento di una negativa che avrei risparmiato con le
attese regolari. Se gioco alla regola, con le giuste attese, difficilmente mi
dilungo nel gioco prima di ottenere il pezzo di utile. A volte si aspettano 3 o
4 o 5 spin, ma a volte i numeri si combinano per un’attesa di 7 spin e ciò è un
po’ palloso. Il risultato però è una “vincita
costante” e non perché mi è andata bene finora, ma perché lo si evince
dalle possibili evoluzioni del gioco.
Ricordatevi: “una linea di condotta può andar male; per due è più difficile e per tre
lo è ancora di più”. Ora finirò di scriverlo e poi cercherò un editore
perché è l’unico gioco che oltre ad essere sempre vincente ti da una serenità
nella sua conduzione. Una volta appreso il meccanismo, si arriva persino ad
annoiarsi durante il gioco. Il giocatore ha davanti a se diverse linee di
condotta e una panoramica globale dalla quale riesce a prevedere dove c’è la
possibilità di raggiungere l’utile.
Sembra impossibile, ma questo
gioco da la consapevolezza e la certezza che nel giro di pochi spin ci sarà la
“chiusura del cerchio” e l’utile. Non ci sono “stop loss” o “stop win”; c’è
solo l’attesa fra una partita e l’altra che il gioco si formi. Non c’è la
necessità di enormi capitali per sostenere il gioco nei momenti difficili
perché è impossibile (termine inappropriato ma fino ad ora realistico) superare
i 50 pezzi di impegno economico e cioè scoperto più puntata. Con questo gioco
ho voluto adattarmi al comportamento dei “contatori di carte” al Black Jack,
dove non importa quando si gioca se vi è una percentuale di vincita a favore
del giocatore. Di diverso c’è che il contatore poteva finire la giornata in
perdita, mentre qui si chiude sempre in vincita.
Da non crederci???
Chissà, forse è vero.
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Se uno va al Casinò una volta
nella vita, può essere fortunato. Se ci va con una certa regolarità, per lui la
fortuna non esiste.
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Paese e i tuoi figli)