15/12/13

SPETTANZA VISIVA

Possiamo definire “spettanza visiva” ciò che ci si aspetta di vedere attorno a noi fin da quando ci svegliamo al mattino. Poiché siamo fatti così, ognuno di noi ha il diritto di vedere ciò che lo circonda. Ma vediamo proprio la realtà?

La fisica delle particelle ci insegna che ciò che vediamo non è la realtà assoluta, ma una realtà “combinata” che ci fa vedere soltanto l’aspetto macroscopico delle cose che ci circondano. In questo caso la nostra “spettanza visiva” ci propina false informazioni che, tuttavia, sono giuste e coerenti con le nostre macro dimensioni. La realtà di ogni oggetto è ben diversa da quello che di quell'oggetto percepiamo e se vogliamo scoprirla dobbiamo scendere sempre di più nel più piccolo, alla ricerca del puntiforme e cioè di quelle particelle al cui interno non c’è più niente che le costituisca. Ecco che allora per scoprire la vera realtà del nostro oggetto dobbiamo scendere nelle molecole, poi negli atomi, poi nei quark, poi nei costituenti dei quark (che anche se non sono ancora stati scoperti dovrebbero esserci perché se i quark sono di carica elettrica diversa, presumibilmente ciò deriverà da qualcos'altro di più piccolo), poi nelle stringhe (se esistono) e poi, infine, nei Bosoni di Higgs, che sembra siano i più piccoli costituenti la materia.

Se con questa discesa nell'infinitesimo siamo arrivati in fondo alla catena, tutto ciò che vediamo sono Bosoni di Higgs che, assemblati, trasformati in particelle diverse, alla fine formano quark, gluoni ed elettroni. La sostanza di tutte le cose è costituita di questi tre elementi che, dosati in quantità diverse, formano più di un centinaio di atomi apparentemente diversi ma uguali nella loro sostanza. Sono tutti costituiti di Quark, Gluoni, Elettroni; varia soltanto il loro numero all'interno dell’atomo e ciò diversifica i vari atomi nella tabella degli elementi. Non ho dimenticato i protoni e i neutroni; li ho semplicemente ignorati perché, essendo formati di tre quark ciascuno, non c’è ragione di considerarli come oggetti a se stanti.

Possiamo definire “spettanza probabilistica assoluta” il diritto di sortita che ogni numero della roulette ha ad ogni spin. I numeri sono li, e che siano già sortiti zero, una, o più volte, hanno tutti lo stesso “diritto assoluto” di sortire nuovamente ad ogni spin. Nessuno è privilegiato.

Possiamo definire “spettanza probabilistica relativa” il diritto di sortita che ha ogni numero della roulette nell'arco di un ciclo chiuso (logico) di 37 spin. In base alla Legge del terzo, o in base alla Legge dello scarto (che in pratica è la stessa cosa), alla fine del ciclo i numeri presenti saranno i due terzi (più o meno) e quindi ognuno dei 37 numeri disponibili ha una “spettanza probabilistica relativa” del 66,6%. In linea teorica, senza delimitazioni, ogni numero ha una spettanza probabilistica assoluta, ma in pratica in ogni ciclo logico l’insieme dei numeri ha una spettanza probabilistica relativa perché all’incirca 12 numeri, pur non sapendo a priori quali, resteranno assenti. Quindi ogni numero della roulette ha una probabilità del 33,3% di restare assente entro un ciclo logico di 37 spin. Tutto ciò, naturalmente, in via tendenziale.

Questi sono i due aspetti della spettanza probabilistica alla roulette. Cosa c’entrano con la spettanza visiva di noi tutti nel mondo macroscopico?

C’entrano perché la spettanza visiva alla roulette è ciò che ci aspettiamo di vedere nel suo “prodotto” e cioè nella sua permanenza. Questa spettanza, propria della roulette, è rilevabile dalle molteplici osservazioni su innumerevoli cicli logici. Se un milione di cicli logici contiene in ciascun ciclo un determinato disegno, la “spettanza visiva”, insita nel prodotto della roulette (permanenza), è il diritto che ha la roulette di formare quel disegno e quindi quella spettanza visiva è propria della roulette stessa. Noi possiamo vederla e capirne il senso e le ragioni. Come gli altri due tipi di spettanza, anche questa ha il diritto di realizzarsi, proprio per effetto della Legge del terzo e della Legge dello scarto. Quindi, la “spettanza probabilistica visiva” è la proprietà che ha la permanenza (prodotto della roulette) di produrre determinati disegni. Anche la roulette ha un’anima. Sta a noi individuarli e trarne un vantaggio.

Perché questo articolo, per la verità un po’ tirato per i capelli? Ho archiviato OVER THE TOP perché ormai ha fatto il suo tempo. Sapete che non mi fermo mai a lungo su un gioco (che funzioni o meno) e che una volta trovato il massimo ottenibile passo ad altro.

Ora mi sto ridedicando alle Chances Semplici con il ritorno a una vecchia metodologia di gioco che ai suoi tempi ho praticato nel modo in cui ero capace allora, senza sfruttarne appieno le possibilità. L’avevo messa nel novero delle cose da riprendere quando ne avessi avuto il tempo e l’occasione e ora (da tre settimane) sto giocando in reale sulle tre Chances Semplici. Come sempre l’idea di partenza è buona, ma nel corso del gioco pratico ho cercato di migliorarla cercando sempre nuovi punti di attacco, che abbiano anche un leggero vantaggio fra tutti gli sviluppi possibili della “spettanza visiva roulettiana”.

Se affidiamo il gioco alle sorti di una sola Chance, siamo sempre soggetti agli andamenti contrari. Se giochi per il recupero di uno scarto importante, non sei sicuro che il rientro avvenga in modo continuo. Può succedere, e quindi succederà, che il rientro avvenga con piccoli “rientrini” intervallati da continui “aumentini” dello scarto che causano un aumento della montante fino a livelli insostenibili. Se giochi sulla formazione di un disegno a spettanza visiva, anche qui non sei sicuro che il disegno non si formi in modo alternato, il che ti fa aumentare sempre più una montante in perdita. In pratica, una sola Chance lascia il tempo che trova e non hai modo di difenderti con altre soluzioni perché, alla fine, devi sempre scegliere una Semichance da giocare e che giochi univocamente, o in differenziale, sarai sempre soggetto ai suoi capricci.

Ho iniziato con un particolare tipo di Figure sulle tre Chances giocate in “mutualità a compensazione”. Il gioco è buono ma ha un punto debole nei filotti contrari alternati. Ho allora provato altri differenti attacchi sempre sulla spettanza visiva ma per il momento non sono arrivato a reali vantaggi perché quando una Chance è in negativa, non può essere supportata da quelle positive che potrebbero a loro volta entrare in negativa. Per il momento resto con l’idea iniziale e vedrò quanto resiste alle intemperie della roulette. Le ragioni che giustificano la sua valenza ci sono e un lungo andamento contrario è possibile, ma estremamente improbabile. Comunque sempre calmierabile con l’azione di una “mutualità a compensazione”.

Naturalmente tutto questo non lo faccio sulla carta, bensì giocando realmente perché penso che la miglior esperienza sia quella sul campo, dove hai modo di testare anche il tuo comportamento.

Certo non è ancora stato eseguito un test di alcuni milioni di spin, ma finora il comportamento del gioco riscontrato ha tutti i sintomi per confermare una forte resistenza alle negative; una tranquillità e facilità di esecuzione; un basso numero di pezzi necessario. L’unico handicap è il tempo che a volte è necessario per il recupero dei pezzi persi lungo la strada. Al momento sto continuando a giocarlo per vedere se trovo una seduta perdente.

Se uno va al Casinò una volta nella vita, può essere fortunato; se ci va con una certa regolarità, per lui la fortuna non esiste.
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